Musei romani: da Pompei indagata al Colosseo fino a Napoleone ai Mercati di Traiano, la storia si mette in mostra

Parete in stucco policromo, 62-79 d.C. da Pompei, Casa di Meleagro
Parete in stucco policromo, 62-79 d.C. da Pompei, Casa di Meleagro
di Valeria Arnaldi
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 19:55

L’assedio, i commerci, il lusso, la religione. E il terremoto. Non solo quello che ha causato la distruzione della città, ma anche quello precedente, nel regno di Nerone, in un anno imprecisato - 62 o 63 d.C. - di cui la città stava ancora cercando di sanare i danni diciassette anni dopo. Di reperto in reperto, corre dalla Seconda guerra sannitica all’eruzione del 79 d.C. il percorso della grande mostra “Pompei 79 d.C. Una storia romana”, curata dal noto archeologo Mario Torelli recentemente scomparso, ospitata al Colosseo da oggi al 9 maggio. «Una storia mai tentata prima», spiegano i curatori, data la complessità e l’ampiezza del tema, del lungo rapporto tra Pompei, appunto, e Roma. Promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con la collaborazione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la mostra riunisce circa cento opere, articolate in tre macro-sezioni - Alleanza, fase della colonia romana, il declino e la fine - in una selezione di reperti studiata per portare in primo piano l’intensità di relazioni e scambi tra i due centri. Non mancano due intermezzi, dedicati rispettivamente all’assedio romano dell’89 a.C. e il terremoto del 62 d.C.

Ecco allora, la statuetta in avorio della dea indiana Lakshmi,datata tra I secolo a.C. e I secolo d.C., che si fa documento dei commerci internazionali. Ed ecco anche la ricostruzione a grandezza naturale di una facciata della Casa del Gianicolo con marmi colorati, a raccontare i nuovi lussi della città. Fino ad arrivare a tre calchi di corpi da Pompei, simboli della distruzione. Nel mezzo, statue, busti - in bronzo quello di Artemide-Diana saettante, II sec.

a.C. - nonché mosaici, affreschi, stucchi policromi, corredi funerari. E anche la ricostruzione di baliste e catapulte di guerre e assedi subiti da Pompei, e di una nave oneraria carica con anfore della famiglia degli Eumachii.

Un viaggio alla scoperta di Pompei e delle sue trasformazioni associate al rapporto con Roma, dai cambiamenti culturali e sociali a quelli del gusto. Nel tempo, architettura e arte diventano fondamentali per comunicare e dunque consolidare il potere. Pompei si sviluppa, la città si amplia, si diffonde una nuova idea di lusso. La ricchezza si ostenta, gli agi si esibiscono. Almeno fino alla crisi, antecedente la distruzione, che già vede una città in declino.

La mostra che segna la riapertura degli spazi espositivi del Colosseo si inserisce nella più ampia ripartenza della stagione espositiva romana.

Ai Musei Capitolini è stato appena inaugurato il progetto espositivo multimediale “L’eredità di Cesare e la conquista del tempo”, che, visibile fino al 31 dicembre, racconta vicende e i protagonisti della storia di Roma antica attraverso i Fasti Capitolini. Videomapping, grafica e commento sonoro consentono di “leggere” i calendari incisi nel marmo che, dalla metà del ’500, sono esposti su disegno di Michelangelo Buonarroti sulla parete di fondo della sala della Lupa, un tempo sala dei Fasti antichi, nell’appartamento dei Conservatori. Le proiezioni guidano all’individuazione di parole e frasi salienti. Per ripercorrere la storia di Roma, dalla sua fondazione alla fine dell’età repubblicana e agli albori dell’età imperiale, in una ulteriore tappa di avvicinamento all’esposizione “La Roma della Repubblica”, in programma nel corso dell’anno presso gli stessi Musei Capitolini.  

Storia in primo piano anche ai Mercati di Traiano, fino al 30 maggio, con l’esposizione “Napoleone e il mito di Roma”, organizzata in occasione del bicentenario della morte di Bonaparte. Il percorso indaga il rapporto tra Napoleone appunto, il mondo antico e Roma, annessa all’Impero dal 1809 al 1814 e città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso. Grande attenzione è dedicata  all’area della Colonna di Traiano. Tra 1811 e 1814, infatti, il Governo Napoleonico di Roma fece scavare l’area a sud della Colonna per liberarla. Bonaparte, per valorizzarla, immaginava una grande piazza. Esposti progetti della sua “visione”della città.  Suddiviso in tre macro-sezioni, l’iter riunisce più di cento tra sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme e oggetti di arte cosiddetta minore, per illustrare l’evoluzione anche dello “sguardo” di Napoleone, a partire dagli anni della sua formazione giovanile. L’Antico rimane un riferimento saldo che, però, si veste di nuove suggestioni, ora come elemento di “comunicazione” del potere, ora come strumento di propaganda, ora come modello.

Al Museo dell’Ara Pacis è stata da poco inaugurata “Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza”, visitabile fino al 16 maggio. Più di cento immagini panoramiche, in bianco e nero, molte di grande formato, ricostruiscono i numerosi viaggi condotti dal fotografo ceco Koudelka, in un progetto durato trent’anni, teso proprio ad andare alla ricerca delle radici della nostra storia. In mostra, immagini da  Siria, Grecia, Turchia, Libano, Cipro, ma anche Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia. Non manca ovviamente l’Italia.

Le aree archeologiche, documento del passato, davanti all’obiettivo di Koudelka diventano pure spunti di riflessione sul futuro, per ripensare l’idea stessa del tempo. “Evidenza” e “Bellezza” - concetti chiave del titolo - rimandano all’eterna tensione dell’uomo, sempre orientato a cercare  un altro e un altrove. E, in questo modo, di fatto, a cercare se stesso. La memoria si fa poesia e pure interrogativo, in un invito a riguardare  - e forse, ricostruire - il presente, che per narrare l’orizzonte, anche attuale, sceglie il tempo sospeso del bianco e nero a donare la libertà di una ideale “distanza” dall’oggetto immortalato, dal luogo celebrato, dall’attimo stesso dello scatto.

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