Musei capitolini, ricomposta la mano del Colosso di Costantino

La mano del colosso bronzeo di Costantino dei Musei Capitolini ricomposta con il frammento del dito in bronzo (©Musei Capitolini, foto di Zeno Colantoni)
La mano del colosso bronzeo di Costantino dei Musei Capitolini ricomposta con il frammento del dito in bronzo (©Musei Capitolini, foto di Zeno Colantoni)
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Giovedì 29 Aprile 2021, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 17:51

A Roma un altro pezzo di storia, la mano ricomposta del Colosso di Costantino dei Musei Capitolini. L’opera è stata ricomposta con il frammento del dito in bronzo, coincidente con le due falangi superiori di un indice, proveniente dal Museo del Louvre.

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L’opera è esposta nell’Esedra del Marco Aurelio insieme agli altri bronzi, già in Laterano, donati al Popolo Romano da papa Sisto IV nel 1471. Il frammento in bronzo arrivò a Parigi nel 1860 insieme a buona parte della collezione del marchese Giampietro Campana, uno dei protagonisti del panorama collezionistico romano degli anni centrali dell’Ottocento. In anni recenti è stato possibile riconoscere la pertinenza del frammento a una delle sculture più iconiche dell’antichità romana, il colosso in bronzo di Costantino, di cui restano ai Musei Capitolini la testa, la mano sinistra, con lacune in corrispondenza del dito indice, del medio, dell’anulare e del palmo, e una sfera un tempo sorretta dalla mano. La conferma dell’eccezionale scoperta è venuta nel maggio del 2018 grazie a una prova effettuata a Roma con un modello 3D del frammento parigino, operazione coordinata da Françoise Gaultier e da Claudio Parisi Presicce. Al successo dell’operazione sono seguiti la realizzazione di un calco in vetroresina della porzione di dito così ricomposta e la presentazione della mano originale, completata con le falangi mancanti, in occasione delle due grandi mostre dedicate alla collezione Campana: Un rêve d’Italie.

La collection du marquis Campana, al Museo del Louvre, e A Dream of Italy. The Marquis Campana Collection, all’Ermitage di San Pietroburgo.

La prima descrizione dei frammenti del colosso bronzeo di Costantino risale alla metà del XII secolo, quando questi si trovavano ancora in Laterano. La maestosità dei resti, in cui per lungo tempo si è voluto riconoscere il colosso del Sole eretto un tempo accanto all’anfiteatro flavio, denominato Colosseo per assimilazione con esso, e la preziosità del materiale sono menzionati in numerose cronache e descrizioni medioevali e quattrocentesche. La mano con il globo (integra) e la testa, ciascuna collocata su un capitello, sono riconoscibili in un disegno attribuito a Feliciano Felice del 1465, in cui campeggia, al centro, la statua equestre del Marco Aurelio, anche questa, fino al 1538, in Laterano. Con il trasferimento in Campidoglio nel 1471, la testa colossale trova la sua sistemazione sotto i portici del Palazzo dei Conservatori. L’ultima attestazione dell’integrità della mano è documentata da fonti databili entro la fine degli anni Trenta del Cinquecento. Testimonianze grafiche, di poco successive, mostrano la mano colossale separata dalla sfera e con l’indice già privo delle due falangi superiori. Il frammento oggi al Louvre, dunque, potrebbe essere entrato nel circuito del mercato antiquario romano già in questa fase molto precoce.

Nulla si sa del frammento fino alla sua ricomparsa, nella prima metà dell’Ottocento nella collezione del Marchese Campana, ma ulteriori ricerche potranno chiarire l’accaduto.

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