Testaccio, il Monte con il cuore di Cocci: visita con vista a 360° insieme al FAI Roma

Testaccio, il Monte con il cuore di Cocci: visita con vista a 360° insieme al FAI Roma
Testaccio, il Monte con il cuore di Cocci: visita con vista a 360° insieme al FAI Roma
di Elena Benelli
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Martedì 22 Settembre 2020, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 21:19
Monte Testaccio e il suo cuore di Cocci si mostra al pubblico - sabato 26 settembre 2020 - grazie al Fai / Fondo Ambiente Italiano delegazione di Roma, in collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale.

La formazione del Monte Testaccio (Monte dei Cocci nella vulgata comune) è la diretta conseguenza dell’intensa attività mercantile che si svolgeva nel quartiere. Qui, a partire dall’età augustea, si cominciarono ad accumulare i frammenti ceramici (in latino testae) dei “vuoti a perdere”, ovvero delle anfore che, svuotate del loro contenuto, venivano ridotte in frantumi e smaltite in una vera e propria discarica organizzata, divenuta nel tempo questa collina artificiale fino all’attuale altezza di 45 metri. Lo spettacolo esaltante di un panorama a 360° visto da una angolazione particolare ci accompagnerà per tutto il tempo della visita. 

Fondamentale - per il rispetto delle norme anti Covid - la prenotazione obbligatoria su www faiprenotazioni fondoambiente.it; le visite del 26 settembre verranno organizzate per piccoli gruppi e nel rispetto del distanziamento (verrà inviata un'informativa dettagliata al momento della prenotazione). Sono anche obbligatorie scarpe comode e chiuse. L'ingresso è in via Zabaglia 24 a Testaccio.



Dopo la seconda guerra punica, il porto di Roma - nell’ansa del Velabro e del Foro Boario- era insufficiente a sopportare il flusso commerciale necessario alla Roma in espansione. Ai piedi dell’Aventino fu trovato il posto ideale per un nuovo porto e nel 193 a.C. fu realizzata una grande banchina lunga 600 m. e larga 90m.: era l’attracco detto Emporium, straordinario e necessario per sostenere l’arrivo delle merci che per di più offriva anche il vantaggio di un collegamento diretto, attraverso la via Ostiense, con il polo marittimo della città. Uno spazio funzionale quindi allo scarico e allo smistamento delle merci e delle materie prime che, arrivate via mare a Ostia, risalivano il Tevere su chiatte. 
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