Sono definitive le condanne per Antonio Ciontoli, per la moglie Maria e i due figli, Federico e Martina, per l'omicidio di Marco Vannini. La Cassazione ha confermato la sentenza dell'appello bis e, dopo 6 anni e 5 gradi di giudizio, si è fatta così piena luce sulla morte del 21enne di Cerveteri, figlio unico, colpito da un proiettile nel bagno di casa dei Ciontoli la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. La sentenza è immediatamente esecutiva, i Ciontoli andranno in carcere. Alla lettura del dispositivo, amici e parenti di Marco fuori dall'aula della Cassazione sono esplosi in un urlo di gioia, hanno circondato la mamma, Marina, sommersa dall'affetto. Il papà ha rivolto subito un pensiero al suo ragazzo: «Gli avevamo promesso un mazzo di fiori se fosse stata fatta giustizia e domani è la prima cosa farò». «Ci abbiamo creduto fino alla fine. Ora giustizia è fatta», ha aggiunto la madre.
Per la difesa dei Ciontoli, invece, è «una sentenza errata».
La sentenza d'appello bis, il 30 settembre dello scorso, aveva aggravato le posizioni di tutte e quattro gli imputati, dopo il rinvio della Cassazione, nel febbraio del 2020, della prima sentenza d'appello, che avevo riconosciuto l'ipotesi più lieve di omicidio colposo. In quell'occasione gli ermellini avevano indicato, invece, una decina di indizi di colpevolezza sufficienti a contestare l'omicidio volontario. La morte di Marco sopraggiunse, avevano scritto i giudici motivando quella decisione, dopo il colpo di pistola «ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli» che «rimase inerte ostacolando i soccorsi», e fu «la conseguenza sia delle lesioni causate dallo sparo che della mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l'effetto infausto». Per la procura generale non esiste una ricostruzione alternativa. «Tutti mentirono - ha sostenuto la pg di Cassazione Olga Mignolo nella sua requisitoria -. Tutti hanno tenuto condotte omissive e reticenti».