Lavorare all'uncinetto per mandare via i cattivi pensieri: il progetto nei reparti oncologici degli ospedali

Lavorare all'uncinetto per mandare via i cattivi pensieri: il progetto nei reparti oncologici degli ospedali
di Bianca Francavilla
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Febbraio 2020, 23:06

Lavorare all’uncinetto nelle sale di attesa per combattere ansia e stress. Questo il progetto avviato negli ospedali di Biella, Bergamo, Torino, Milano, Latina e Messina nei reparti dove sono inciampate le donne con tumore al seno che attendono di essere operate. Alcune non hanno mai lavorato a maglia in vita loro, altre avevano imparato e poi dimenticato quest’arte antica, fino a trovarne una nuova utilità adesso che allontanare i cattivi pensieri è molto complicato. Con l’aiuto delle volontari di Gomitolo Rosa e delle associazioni territoriali, le pazienti lavorano contemporaneamente in tutto il Paese alla creazione di esagoni di colori diversi che somigliano a centrini. Sono semplici da realizzare e danno soddisfazione anche a chi ha a che fare con i ferri per la prima volta. Gli esagoni verranno successivamente uniti e comporranno delle coperte che saranno donate ai clochard.

"Utilizziamo una lana non assorbita dal mercato e che altrimenti verrebbe bruciata o sotterrata e la trasformiamo in un messaggio a scopo solidale – spiega Ivana Apolloni di Gomitolo Rosa, l’associazione nazionale a capo del progetto -. Questo materiale scartato dalle mercerie si presta alla creazione di oggetti che ri-utilizziamo nel sociale, creando una vera e propria economia circolare: coperte, sciarpe, mantelle. Lavorare ad un progetto unico aiuta a sentirsi meno soli. La nostra missione è far capire l'importanza che può avere la lanaterapia come terapia alternativa soprattutto in ambito oncologico, dove lo stress e le incertezze sono maggiori”.

A Latina la lanaterapia si svolge al terzo piano dell’ospedale Santa Maria Goretti, in una stanza dove la porta è sempre aperta. Per scacciare i brutti pensieri, di tanto in tanto si affaccia una paziente incuriosita dalle lane colorate poggiate sui tavoli. Sotto la stretta osservazione delle volontarie, le donne-guerriere si cimentano con facilità nei lavori a maglia ritrovando una quiete che la malattia, a volte, sembra lenire. C’è chi non aveva mai preso in mano un uncinetto in vita propria e chi aveva scordato la magia dei movimenti che trasforma un gomitolo in una creazione. Tutte approfittano delle ore di attesa che avrebbero passato su una sedia con la testa tra le mani per distrarsi e scacciare i pensieri negativi.  

“A volte pianifichiamo noi cosa cambiare nelle nostre vite – spiega il dottor Fabio Ricci che dirige il reparto di Breast Unit del Goretti e che dà spazio al progetto -, a volte i cambiamenti accadono contro la nostra volontà e noi ci ritroviamo in situazioni dure e stressanti. Abbiamo però la possibilità di imparare a reagire in modo positivo, senza cadere nella depressone e nell’ansia, creando nel nostro cervello una serie di rinforzi positivi. Il lavoro a maglia funziona come stimolo per l’attività celebrale perché il movimento delle mani richiede una grande attività celebrale che ed i movimenti ripetitivi aumentano la produzione di serotonina, che migliora l’umore.

Lavorando a maglia siamo concentrati sul lavoro ed il nostro cervello non può dedicarsi alle nostre ansie”.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA