Il nuovo Design del mondo post-Covid: parla Massimiliano Datti, direttore di ISIA, l'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche-Disegno industriale

Il nuovo Design del mondo post-Covid: parla Massimiliano Datti, direttore di ISIA, l'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche-Disegno industriale
Il nuovo Design del mondo post-Covid: parla Massimiliano Datti, direttore di ISIA, l'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche-Disegno industriale
di Stefania Cigarini
6 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Luglio 2020, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 10:31
Le nuove sfide del mondo post-Covid passano anche attraverso il design. ISIA-Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (Disegno industriale) è la prima scuola di design istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione. Trae le proprie origini dalla sperimentazione didattica del precedente Corso Superiore di Disegno Industriale e Comunicazione Visiva, attivo a Roma tra il 1965 e il 1970. Artefici e fondatori di quella storica esperienza furono Giulio Carlo Argan, storico dell’arte e docente di fama internazionale, che fu il primo presidente del Comitato scientifico didattico, e lo scultore Aldo Calò, che fu il primo direttore.

A Massimiliano Datti (foto sotto), l'attuale direttore, abbiamo chiesto di raccontarci storia e prospettive dell'Istituto.



L'ISIA, nato nel 1973, è il primo istituto universitario pubblico che si occupa di Design in Italia, qual è la vostra storia?
«E' quella di chi ha voluto impostare le basi della moderna didattica del Design industriale in Italia, credendo nella necessità di un progetto culturale di sviluppo per il Paese. La consapevolezza di essere una istituzione pubblica a servizio della collettività e la forte vocazione alla sperimentazione, fanno di ISIA, da sempre, un luogo in cui la didattica e la metodologia per il design sono in continua evoluzione e fungono da stimolo e da modello nel panorama nazionale. Da decenni, infatti, il nostro approccio al design è diventato di tipo sistemico, ed anche in questo siamo stati precursori, andando ben oltre il design dell’oggetto, abbracciando la complessità della nostra era e prevedendone i cambiamenti».

Un Istituto pluripremiato
«Fin dagli esordi. A soli sei anni dalla fondazione, nel 1979, ha vinto il “Compasso d’Oro”, uno dei premi più prestigiosi al mondo per il Design. Nella motivazione dei giurati di allora -Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Augusto Morello, Arthur Pulos, Yuri Soloviev - si legge: “l’ISIA di Roma costituisce punto di riferimento per il necessario futuro sviluppo della didattica del Design in Italia, avverso a tutti gli ostacoli che tale sviluppo ha incontrato e tuttora incontra”. Da allora continuiamo a raccogliere premi e riconoscimenti nazionali e internazionali: attualmente ne contiamo 147. Credo non ci siano eguali in tal senso».

Oggi l’ISIA di Roma è inserito nel comparto AFAM/Alta formazione artistica, musicale e coreutica del Ministero dell’Università e della Ricerca
«E' anche l’unica Istituzione AFAM ad aver generato altre due realtà simili, attivando i corsi decentrati di Pordenone e di Pescara, quest’ultimo divenuto autonomo nel 2016, andando a costituire il quinto ISIA nazionale. Due imprese senza alcun contributo economico da parte del Ministero, a testimonianza del fatto che le istituzioni pubbliche, quando funzionano bene, possono attrarre gli stakeholder, stimolare le collaborazioni e i finanziamenti privati soprattutto nei settori dell'Istruzione e Ricerca, ed avere ricadute positive sui territori di riferimento, sulle aziende, sull’occupazione giovanile».

Sembra facile
«Non lo è, ma da buoni designer, i problemi sono per noi uno stimolo ad usare la creatività e individuare soluzioni concrete e realizzabili. Così abbiamo fatto anche nell'affrontare il lockdown. Chi fosse incuriosito può visitare il nostro sito isiaroma.it o, terminata l’emergenza Covid-19, a visitarci in sede. A Roma – in occasione del 45 anni di attività – abbiamo anche allestito una mostra permanente dei nostri progetti più rappresentativi».

Quali sono le particolarità e le differenze rispetto ad un corso universitario classico?
«La prima è che i nostri docenti sono tutti a contratto, perché da sempre individuati fra i migliori professionisti o esperti nei loro campi, con una forte vocazione alla condivisione e all’insegnamento. La seconda caratteristica di rilievo è che le nostre classi sono composte da non più di una trentina di studenti, per garantire la qualità della didattica e per permettere la creazione di una comunità di lavoro nella quale tutti hanno modo di giocare un ruolo attivo. Gli studenti partecipano al Consiglio Accademico, la didattica stessa nasce dallo scambio con i docenti. Siamo una piccola comunità, per noi il fattore umano è essenziale. Raramente registriamo dei fuori corso, anzi, i nostri ragazzi tengono il passo con gli studi per affacciarsi con altrettanta rapidità nel mondo del lavoro appena conclusi gli studi»

Quali sono i corsi di Roma e Pordenone?
«In ISIA Roma abbiamo un diploma di primo livello in “Design” e uno di secondo livello in “Design dei Sistemi”, con un doppio indirizzo, uno in “Design dei prodotti e Servizi” e l’altro in “Design della Comunicazione”. A Pordenone abbiamo un corso di primo livello in “Design del Prodotto”. I nostri corsi triennali forniscono le competenze essenziali per occuparsi di Design del Prodotto, fornendo strumenti metodologici estremamente efficaci e flessibili, conoscenza di tecniche di rappresentazione e software al passo coi tempi, capacità di sviluppare modelli di studio, competenze per la Comunicazione del Progetto. In particolare il corso di Roma introduce l’approccio sistemico ed è pensato per un contesto lavorativo versatile come quello della Capitale, mentre il corso di Pordenone, nel Nord Est italiano a forte vocazione industriale e terziaria, si focalizza più sul prodotto. Il biennio di Roma fornisce invece competenze evolute per progettare in ambiti complessi e cangianti come quelli contemporanei. E da alcuni anni stiamo lavorando sull’Industria 4.0 e il Cultural Heritage, tematiche strategiche sulle quali l’Italia ha importanti carte da giocare a livello globale e sulle quali i nostri studenti avranno un ruolo attivo e propositivo».

Il lavoro di laboratorio è un vostro fiore all'occhiello, come avete reagito durante l'emergenza Covid?
«I laboratori di modellistica sono essenziali per testare quello che si concepisce, soprattutto per il Design di Prodotto, ma oggi il design pervade tantissimi ambiti, molti dei quali immateriali, che si possono, anzi si devono, affrontare “digitalmente”. Durante il lockdown che la siamo cavata bene, direi. Dopo due giorni i nostri corsi erano già operativi in modalità a distanza. Praticamente non abbiamo perso lezioni. Abbiamo però dovuto rimodularne l’intensità, i contenuti, tarare gli obiettivi alle nuove condizioni esclusivamente digitali. I risultati sono stati buoni, in alcuni casi notevoli, perché lo scambio continuo fra studenti e docenti ci ha permesso di fare tutto in pochissimo tempo. Certo, ci è mancata, e tanto, la vita in comune, ma abbiamo acquisito nuove conoscenze, sperimentato nuove piattaforme collaborative, digitalizzato corsi e amministrazione».

Qualche esempio?
«Ogni anno organizziamo due grandi eventi: la Roma Design Experience e la Pordenone Design Week. Sono momenti particolari poiché sospendiamo la didattica ordinaria, creiamo gruppi interclasse e lavoriamo su tematiche reali proposte da enti, istituzioni o aziende. Per la Pordenone Design Week, prevista a marzo, era tutto pronto, workshop, eventi, seminari, comunicazione. Inutile dire che è saltata. Presa però dimestichezza con la didattica a distanza, ci siamo posti una nuova sfida, fare comunque l'evento. Abbiamo così chiamato le aziende con cui avevamo ideato gli 11 workshop, abbiamo individuato nuove modalità per collaborare e progettare insieme, e l’abbiamo fatto! È stato un momento esaltante e liberatorio per tutti. Alcuni dei progetti concepiti stanno ora diventando ricerche, per essere realizzati e venduti dalle aziende stesse»

Roberto Giolito, ora capo designer dei marchi FIAT e realizzatore delle Nuova 500, è un ex allievo e da poco presidente dell'Istituto.
«Sì, il presidente Giolito ha frequentato l’ISIA e gli è rimasto fortemente legato. Siamo orgogliosi di averlo di nuovo con noi, in questa prestigiosa veste, perché è un designer di fama internazionale, ma soprattutto una persona che conosce bene la nostra storia, comprende appieno la nostra metodologia didattica e sa bene cosa significhi la progettazione nell’era della complessità e della nuova rivoluzione industriale. Era la persona sicuramente più adatta alla presidenza e siamo stati felici che abbia accettato l’incarico così volentieri, nonostante l’impegno quotidiano per il gruppo FCA. Sono convinto che saprà innestare nuove visioni e che insieme inizieremo ad esplorare gli ambiti che il Design affronterà nei prossimi decenni. A dire il vero, abbiamo già iniziato a farlo!».






 
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