Rebibbia, droga e telefonini ai detenuti: così si aggiravano i controlli. 12 arresti, anche un agente della Penitenziaria

blitz_carabinieri_carcere_rebibbia
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di Emilio Orlando
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Mercoledì 3 Novembre 2021, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 10:23

Cellulari e droga in carcere, come ai boss della criminalità organizzata. Dal penitenziario romano di Rebibbia, noto alle cronache per le evasioni “facili”, alcuni detenuti telefonavano illegalmente e consumavano stupefacenti in cella. Tra le 12 persone finite in manette ai domiciliari figura anche Leonardo Pacini, un assistente capo della Polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia fino al 2020 che, in cambio di denaro e regali, avrebbe favorito l’ingresso dei telefoni, della cocaina e dell’hashish: droga nascosta nei pacchi per i reclusi. Arrestata anche Laura Tabarroni, compagna di Antonio Conti, ovvero il 53enne trovato morto per overdose nel mese di agosto del 2020 all’interno della fontana di Villa Pamphilij. L’uomo qualche giorno prima si era impossessato di mezzo chilo di cocaina che la Tabarroni teneva in custodia per conto di una rete di pusher. 


“Prigione aperta”: così i carabinieri della compagnia Eur (insieme ai colleghi della stazione di Villa Bonelli e ai detective della Penitenziaria coordinati dal sostituto procuratore Giulia Guccione) hanno battezzato l’inchiesta iniziata nel 2019 dopo un blitz antidroga al Corviale, dove vennero arrestati alcuni spacciatori inseriti nel tessuto criminale storico del “Serpentone”. Da un’intercettazione telefonica sull’utenza di un familiare di una delle persone arrestate ieri, i carabinieri riconobbero la voce del detenuto che telefonava. 
L’operazione “Open prisons” è scattata all’alba quando i militari hanno fatto irruzione nelle abitazioni di Sheila Anzuini, Massimiliano Gualà, Giuseppe Martiradonna, Gianni De Rossi e Stilio Costantini, a cui è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maddalena Cipriani.

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