Coronavirus, la truffa: rubavano tamponi e facevano falsi test a pagamento. Una coppia nei guai

Coronavirus, la truffa: rubavano tamponi e facevano falsi test a pagamento. Una coppia nei guai
Coronavirus, la truffa: rubavano tamponi e facevano falsi test a pagamento. Una coppia nei guai
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Martedì 6 Ottobre 2020, 17:22

Rubavano dei tamponi dall'ospedale San Paolo di Civitavecchia (Roma) e poi eseguivano i test per il coronavirus privatamente, a domicilio e a pagamento. Peccato che però quei test non venivano effettivamente elaborati e alle vittime della truffa arrivavano dei falsi referti che attestavano la negatività. Per questo motivo, un'infermiera e il suo compagno sono stati indagati.

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La coppia indagata, come scrive Il Messaggero, è di origini campane: si tratta di Simona I., infermiera 35enne di Napoli ma residente a Civitavecchia, e del compagno Domenico D., 50enne nato a Giugliano. L'ipotesi di reato è concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. La loro posizione potrebbe però aggravarsi, dal momento che attraverso quegli attestati di negatività avrebbero falsificato i dati di persone che in realtà potrebbero aver contratto la malattia.

Tutto era iniziato nel settembre scorso, quando il 50enne aveva iniziato ad eseguire tamponi ai dipendenti di una ditta di pulizie di Roma. L'11 settembre erano arrivati i risultati, con referti tutti negativi. Una delle lavoratrici si era però insospettita nel vedere una postilla al documento, intestato all'ospedale Spallanzani, in cui viene specificato che non era esclusa la sua positività. La donna si è quindi messa in contatto con l'Inmi, scoprendo che il test non era mai stato processato dallo Spallanzani.

A far partire l'indagine è stata la pm Allegra Migliorini, che insieme allo Spallanzani aveva accertato che lo studio di invio del referto era riconducibile alla Asl Roma 4, competente territorialmente a Civitavecchia. La donna era quindi giunta alla sede della Asl, scoprendo che quel referto non era mai stato prodotto lì. Secondo gli inquirenti, quindi, l'infermiera avrebbe sottratto i tamponi al reparto di ortopedia dove lavorava, consegnandoli al compagno, che poi avrebbe svolto i test a domicilio e creato al pc i falsi referti copiandone uno originale dello Spallanzani.

I carabinieri di Civitavecchia e i Nas di Roma, nel corso di una perquisizione domiciliare a casa della coppia, qualche giorno fa hanno trovato sia gli stick dei tamponi, sia altro materiale medico (lacci emostatici, garze e medicinali). I dirigenti della Asl Roma 4 hanno confermato che si tratta di materiale in dotazione all'ospedale di Civitavecchia. Le vittime accertate della truffa sono una trentina, ma si sospetta che possano essere molte di più.

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