Roma, cellula terroristica smantellata dai carabinieri. Dagli ordigni esplosivi ai messaggi di morte alle Istituzioni e servitori dello Stato.

Ordigno esplosivo stazione carabinieri di San Giovanni a Roma
Ordigno esplosivo stazione carabinieri di San Giovanni a Roma
di Emilio Orlando
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Venerdì 12 Giugno 2020, 21:26 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 10:57

Quelle feste a base di musica hip - hop e rap, dagli slogan “Sottosuolo festival”, “Hip hop underground“ e “rappata selvaggia”, apparentemente innocue e con fini di aggregazione sociale, servivano,  a finanziare la lotta terroristica armata e quindi a programmare attentati. Almeno secondo gli investigatori. Il centro sociale occupato Bencivenga, con sede a Roma al Nomentano, sarebbe diventato la base operativa di pericolose cellule terrostiche con ramificazioni in tutto il mondo. «In continuità con i dettami degli ideologi in carcere», si legge nell' ordinanza di custodia cautelare, dentro il C.S.O. Bencivenga venivano progettati gli attentati contro lo Stato.  Sempre dentro le mura dell' edifico a ridosso dell' ansa del fiume Aniene si è costituita la cellula “Santiago Maldonado del Fronte Anarchico Informale”, intitolata all' insurrezionalista argentino, assassinato in Patagonia, che difendeva i Mapuche dalla colonizzazione capitalista degli investitori nei territori al confine con la Terra del Fuoco.

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Personaggi pericolosi pronti a piazzare ordigni esplosivi per colpire appartati e uomini di stato. Già nel 2014 dentro lo stesso centro sociale era stato arrestato il terrorista basco Xabier Gonzalez Sola, leader del collettivo Bandiera Nera. L' indagine dei carabinieri del Reparto operativo di via in Selci e della sezione antiterrorismo del Ragguppamento operativo speciale, coordinata dal procuratore capo di Roma Michele Prestipino che ha portato in manette sette persone con le accuse di associazione per deliquere con finalità di terrorismo, eversione dell' ordine democratico ed altri reati specifici ha portato alla luce uno spaccato inedito legato a gravi episodi che crearono panico ed allarme sociale, come l'attentato esplosivo avvenuto nel dicembre del 2017 contro la stazione dei carabinieri di San Giovanni, che venne rivendicato dalla “Federazione Anarchica Informale” la “FAI”.

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L’ordigno artigianale ma ben confezionanto, secondo la ricostruzione dei detective del reparto investigativo e degli artificieri, venne costruito ed infilato in un termos di metallo, con 1,6 kg di esplosivo. In manette sono finiti Claudio Zaccone, di Messina, Roberto Cropo, 34enne torinese, i romani Nico Aurigemma e Flavia Di Giannantonio,  Francesca Cerrone, di Trento. Quest'ultima è stata arrestata in Spagna vicino Almerìa con la collaborazione della "Comisarìa general de informaciòn" del Corpo Nazionale di polizia mentre Cropo è blocato su un  camper a Saint Etienne con la collaborazione della polizia Criminale e della “Sottodirezione anti terrorismo (Sdat)” della Direzione centrale polizia giudiziaria francese.

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I carabinieri hanno scoperto contatti con anarchici greci, tedeschi e cileni ed in particolare con la "Cospirazione delle Cellule di Fuoco", pericoloso gruppo terroristico aderente al cartello FAI-FRI greca, che a novembre 2010 inviarono per posta 14 ordigni esplosivi a varie ambasciate. Il costante contatto con i terroristi stranieri serviva ad apprendere le tecniche di confezionamento dei pacchi bomba che poi venivano spediti in Italia. Non si esclude che il pacco bomba, inviato al Ministero degli Interni, possa essere stato confezionato e spedito proprio da altri complici dei personaggi arrestati oggi. 

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