Carabiniere ucciso, l'autopsia: «Undici coltellate». Trovato il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga

Carabiniere ucciso, l'autopsia: «Undici coltellate». Trovato il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga
Carabiniere ucciso, l'autopsia: «Undici coltellate». Trovato il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga
di Simone Pierini
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Domenica 28 Luglio 2019, 17:46 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 09:48

Secondo l'autopsia sono state undici in totale, e non otto come precedentemente reso noto, le coltellate inferte da Elder Finnegan Lee che hanno ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il dato è emerso dall'autopsia svolta ieri all'istituto di medicina legale della Sapienza. In un primo momento i colpi che hanno raggiunto il carabiniere sembravano otto ma l'esame autoptico ha individuato altri tre fendenti. Secondo l'autopsia Cerciello Rega è morto a causa della forte emorragia. Intanto è stato individuato dai carabinieri il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga ai due californiani. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di un italiano. Sono in corso accertamenti anche sulla posizione di Sergio B, l'uomo derubato che quella sera diede l'allarme al 112. Saranno indagati per reati di droga. A quanto ricostruito, l'uomo accompagnò personalmente i ragazzi dal pusher. 

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IL PRIMO AUDIO: «MI HANNO RUBATO BORSA E VOGLIONO RISCATTO»
«Buonasera. Mi hanno rubato la borsa, sto a piazza Gioacchino Belli, però questi ragazzi li chiamo e mi chiedono il riscatto dei soldi e io, purtroppo, devo fare una denuncia, dentro avevo documenti, codice fiscale, patente, tutto». Così **l'uomo derubato**, che chiamò le forze dell'ordine denunciando il tentativo di estorsione dei due statunitensi, poi fermati per l'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, si rivolge ai carabinieri nella chiamata di soccorso di quella sera, l'audio della quale è in possesso dell'Adnkronos. A chiamare inizialmente è un passante, al quale l'uomo aveva chiesto aiuto dopo il furto del suo telefono, in mano ai due statunitensi. «In piazza Gioacchino Belli, all'altezza dei taxi, hanno rubato la borsa con il cellulare, ha chiamato sul cellulare suo, lo hanno ricattato dicendo che vogliono 80-100 euro per ridargli il cellulare»: **così viene introdotta la chiamata e passata la conversazione poi al denunciante**. «Buonasera - afferma l'uomo - Mi hanno rubato la borsa, sto a piazza Gioacchino Belli, però questi ragazzi li chiamo e mi chiedono il riscatto dei soldi e io, purtroppo, devo fare una denuncia, dentro avevo documenti, codice fiscale, patente, tutto. Se potete venire vi do il numero, se loro mi rispondono...se voi potete rintracciarli». «Perché mi sono anche scappati, gli sono corso appresso con bicicletta, non li ho presi - continua - sono scappati a piedi».



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IL SECONDO AUDIO: «LI HO VISTI SCAPPARE IN UNA TRAVERSA» 
È la notte tra il 25 e il 26 luglio quando alla centrale operativa dei carabinieri Sergio Brugiatelli denuncia il furto del proprio zaino appena subito dai due americani. In un primo audio segnala il tentativo di riscatto da parte dei due. In un secondo audio il militare si mette in contatto con il numero di cellulare che ha chiamato il 112 per avere chiarimenti sull'intervento e sulle modalità con le quali eventualmente procedere. Risponde il ragazzo che gli ha prestato il cellulare, poco lontano da piazza Gioacchino Belli dove Sergio sta aspettando la pattuglia. «Sono scappati - risponde il denunciante al carabiniere al telefono che gli chiede se i due siano ancora lì - hanno preso la borsa mentre stavo bevendo alla fontanella. Mi hanno detto se avevo 80, 100 euro - spiega ancora - gli ho detto che glieli avrei dati se me l'avessero riportata ma poi li ho visti scappare in una traversa, gli sono corso dietro con la bicicletta però non li ho presi». «Allora le mando una pattuglia - lo interrompe il carabiniere al telefono - volevo sapere se erano ancora lì, in quel caso cercavo di mandare qualcuno in abiti civili». «No, no - assicura Sergio - così riprovo a chiamarli, vediamo se li rintracciamo». «Intanto le mando la pattuglia li poi parla direttamente con i colleghi» chiosa il militare. 

L'AMICO DI HJORTH: «GABRIEL UN VIOLENTO, UN DELINQUENTE»
Gabriel Natale Hjorth giocava a Lacrosse e aveva una reputazione da «violento», uno che picchiava altri ragazzi al liceo Tamalpais. «Ho sempre saputo che era un cattivo ragazzo. È conosciuto come un delinquente», afferma con alcuni media locali Tommy Flynn, compagno di classe di Natale-Hjorth. «Fa spavento l'audacia di commettere un gesto simile in un altro paese. È disgustoso uccidere un agente di polizia». «È pazzesco sentire un cosa del genere di persone della mia stessa scuola, non lo me sarei aspettato. L'ho sempre visto come un pò sospetto, ma poi non così male». Lo afferma, riportano i media locali, Charlie Lupenow, uno di compagni di scuola di Gabriel Natale Hjiorth alla Tamalpais High School.

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