Andrea Rivera: «I miei vent’anni di parole pazze» show on demand con il cane Pigna

Andrea Rivera: «I miei vent’anni di parole pazze» show on demand con il cane Pigna
Andrea Rivera: «I miei vent’anni di parole pazze» show on demand con il cane Pigna
di Valentina Venturi
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 11:00

Andrea Rivera è un professionista dei giochi di parole. Lo ha confermato giorni fa in video, con il suo personalissimo saluto al maestro Ezio Bosso, scomparso il 15 maggio 2020. Per chi ancora non conoscesse la sua arte, dal 7 maggio è su Vimeo The Best(ia) Of Rivera: una summa dei suoi testi tra calembour, anagrammi e canzoni, ideata ad hoc per la rete al grido di #riveraondemand. 

«C’è chi mi segue dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Inghilterra e tanti italiani da New York. Lo spettacolo, non essendo sottotitolato in inglese, ti fa imparare l’italiano all’estero: ormai l’inglese lo sappiamo tutti, no?!».

A parte gli scherzi, di cosa tratta?
«Sono i miei 20 anni di teatro canzone, in cui ironizzo su tutto. È il mio primo spettacolo video, al prezzo di un biglietto del cinema: per chi l’ha perso e per chi lo vuole rivedere». 

Ci sono tutti i monologhi?
«C’è quello sui farmaci, tanto ormai viviamo in farmacia e quello delle malattie, oltre agli anagrammi e canzoni come quella con Mannarino, Che Guevara va in pensione».

In pensione?
«Racconta di Che Guevara che si è rotto le scatole di stare sulle magliette. Io ho sempre ironizzato su tutto e la satira deve essere a 360 gradi. E a proposito di gradi, pare che questo virus muoia solo a 90°: allora dovremmo essere tutti immuni…». 

In che senso?
«Perché a regà a novanta gradi ce stamo tutti!». 

Nello show ricorda anche Remo Remotti? 
«C’è un brano che facevo con lui: io ero Gesù Cristo e lui interpretava Dio; Remo si girava verso di me e mi diceva: “Io volevo una femmina”. Uno dei pezzi clou dello spettacolo». 

Perché nel titolo c’è Best(ia)?
«Perché in scena con me c’è Pigna, il mio cane. Siamo due bestie libere, senza collare, guinzaglio o microchip. È l’unica attrice cagna che può recitare nei teatri italiani. Lo dico sempre: meglio un cane amico che un amico cane».

Cosa si augura?
«Spero che ci siano dei Rivera in giro che facciano satira e non solo commedia leggera fine a se stessa. La gente ha bisogno di ridere e pensare: il vero virus si debella anche con l’arte, con la poesia, la musica e la letteratura».
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