Roma, agguato in spiaggia, morto l'albanese: «Era legato alla banda Diabolik»

Roma, agguato in spiaggia, morto l'albanese: «Era legato alla banda Diabolik»
Roma, agguato in spiaggia, morto l'albanese: «Era legato alla banda Diabolik»
di Emilio Orlando
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 08:51
Una guerra tra clan di narcos rivali. Questo, secondo gli investigatori, è il movente dell'omicidio di Selavdi Shehaj, l’albanese di 38 anni che domenica scorsa è rimasto vittima di un agguato in spiaggia a Torvaianica. L’uomo, colpito davanti a decine di bagnanti allo stabilimento “Bora Bora”, è morto nella serata di ieri. Un'emorraggia interna lo ha stroncato.

Già noto alle forze dell’ordine per spaccio di droga, l’albanese era legato ad alcuni personaggi arrestati durante l’operazione “Grande Raccordo Criminale” che facevano parte della cosiddetta “banda Diabolik”.

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia collocano l’esecuzione nell’ambito di una faida tra gruppi di narcotrafficanti italiani e criminali stranieri che vogliono impossessarsi del mercato delle droga nella Capitale e nell’hinterland. «Hanno agito per vendetta - confida un inquirente -  per un regolamento di conti.

Ci sono state alcune esecuzioni negli ultimi mesi sempre ai danni di narcotrafficanti dell’est Europa, alcune delle quali molto vicine temporalmente a quest’ultima, come quella di via Muccia a San Basilio e quella avvenuta a Fidene».

Per i carabinieri del nucleo investigativo di Frascati, coordinati dalla procura di Velletri, la dinamica dell’agguato -  descritta già in parte da alcuni testimoni oculari che hanno fornito una descrizione del killer - è chiarissima. Quando il sicario si è avvicinato ed ha chiamato Selavdi per nome gli ha sparato due colpi calibro 7,65, da un paio di metri di distanza che gli hanno perforato la colonna vertebrale. Ma c'è una novità: un particolare top secret che riguarda la descrizione di alcuni tatuaggi. 

Un’esecuzione inizialmente non andata a buon fine, perché Shedaj si è accorto del killer, che si era avvicinato  troppo, e ha provato a fuggire. Le complicazioni in ospedale hanno fatto il resto. Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, alla luce di quest’ultimo fatto di sangue ha fissato per il 1° ottobre un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al Comune di Pomezia a cui parteciperanno anche i sindaci di Ardea, Anzio e Nettuno.
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