Treviso, rapina a casa del petroliere Miotto. «Minacciavano mia figlia e gli abbiamo dato tutto»

«Mia moglie trascinata nelle stanze per aprire le casseforti». Bottino da un milione

Treviso, rapina a casa del petroliere Miotto. «Minacciavano mia figlia e gli abbiamo dato tutto»
Treviso, rapina a casa del petroliere Miotto. «Minacciavano mia figlia e gli abbiamo dato tutto»
di Maria Elena Pattaro
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Martedì 16 Novembre 2021, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 13:15

Ostaggio di una banda di rapinatori che, pistole in pugno, hanno fatto irruzione nella lussuosa villa di Marocco di Mogliano Veneto (Treviso). Quaranta interminabili minuti in balìa di quattro banditi disposti a tutto pur di farsi aprire le casseforti di casa, anche a minacciare di morte la figlioletta di 7 anni. Per poi scappare con un bottino stellare, che si aggirerebbe su un valore di un milione di euro tra gioielli, orologi di marca e altri preziosi. A raccontare l’incubo è Giancarlo Miotto, 79 anni, uno dei più importanti industriali nel settore petrolifero nel Veneziano, ex titolare della Miotto Generale Petroli, società ora in concordato fallimentare. È nella sua dimora affacciata sulla strada del Terraglio che domenica sera, poco prima delle 19.30 si è introdotto un commando composto da quattro rapinatori, di cui due armati di pistola. La banda ha preso in ostaggio Miotto, la moglie, 51enne, la figlioletta e due domestiche.

Che cosa è successo? 
«I rapinatori sono entrati dalla porta-finestra della cucina, l’unica che non era chiusa dagli scuri. Hanno scardinato l’infisso con un piede di porco. Io stavo guardando la tv in salotto, ho sentito un colpo e ho pensato a un piatto rotto. Poi mi è piombato dentro un bandito. Mia moglie era in cucina, l’hanno portata lì a forza. La bambina, la tata e la domestica erano in altre stanze. Ci hanno radunati in salotto, noi seduti sul divano, mia moglie trascinata per le stanze per farsi aprire le casseforti». 
Quanti erano? 
«In quattro, tutti col passamontagna. Due avevano le pistole, non saprei dire se vere o giocattolo, ma ce le hanno mostrate subito. Parlavano in italiano, con accento “foresto”, ma secondo la nostra domestica tra di loro comunicavano in albanese. Hanno messo subito ben in chiaro che quella era una rapina e che dovevamo fare quello che dicevano». 
Altrimenti?
«Altrimenti ci avrebbero fatto del male e avrebbero sequestrato la bambina. L’hanno anche minacciata di morte. Uno le ha detto: “Stai zitta o ti sistemo io” perché la piccola aveva chiesto che andassero via e che lasciassero stare la mamma». 
Vi hanno fatto del male?
«Ci davano qualche colpo, io ne ho ricevuto due sul braccio per farci capire che non scherzavano, che se non avessimo ubbidito sarebbero passati alle maniere forti. Mia moglie ha avuto un mancamento, l’hanno trascinata a forza per le stanze e l’hanno minacciata per convincerla ad aprire la cassaforte». 
E alla fine ci sono riusciti.
«Sì beh non avevamo alternative. Mia moglie ha aperto prima la cassaforte della camera da letto, dove tiene i suoi gioielli e poi anche il caveau, dove ci sono orologi di lusso e altri oggetti preziosi. Ma a quel punto è scattato l’allarme generale. Allora sono scappati a piedi, lasciando per terra nel parco alcune borse griffate che si erano presi. Forse lo hanno fatto per correre più agevolmente». 
Avete un sistema di videosorveglianza?
«Certo: i filmati sono già stati acquisiti dai carabinieri. Speriamo prendano quei banditi». 
Che idea si è fatto sulla banda?
«Erano professionisti, come hanno detto loro stessi: “Lo facciamo di mestiere e da parecchio”. Erano veloci e organizzati. Uno di loro è rimasto al telefono quasi tutto il tempo, come se ricevesse istruzioni da qualcuno». 
Un basista? Avete qualche sospetto?
«Per il momento no, ci stiamo pensando. Di certo ci tenevano d’occhio. Hanno agito a colpo sicuro». 
Come vi sentite ora? 
«Molto scossi e preoccupati per la bambina: speriamo dimentichi questa brutta esperienza anche se sarà molto difficile. Siamo in pensiero anche per Diamond, uno dei nostri Chihuahua, scappato per la paura. Gli siamo molto affezionati». 
Non è la prima volta che finite nel mirino dei rapinatori...
«Ci era successo anche nel 2015. Ma quelli non erano banditi professionisti. Stavolta invece sì». 
Ha il porto d’armi?
«No, mai avuto né intendo farlo dopo questo episodio. Se non si ha dimestichezza si rischia di fare più danni che altro».
 

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