Reddito di cittadinanza, l'allarme dell'Ocse: «Troppi falsi divorzi per incassare il sussidio. Gli italiani non cercano più lavoro»

Reddito di cittadinanza, l'allarme dell'Ocse: «Troppi falsi divorzi per incassare il sussidio. Gli italiani non cercano più lavoro»
Reddito di cittadinanza, l'allarme dell'Ocse: «Troppi falsi divorzi per incassare il sussidio. Gli italiani non cercano più lavoro»
di ​Mario Landi
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Martedì 14 Gennaio 2020, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 14:06

L’Ocse avverte l’Italia: attenti, troppi gli abusi per riscuotere il Reddito di cittadinanza. Falsi divorzi in primis ma anche i disincentivi a cercare lavoro ne fanno una misura che non piace all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel mondo: tra l’altro, il sussidio non avvantaggia le famiglie più numerose, per altro più esposte al rischio povertà. Così, pur riconoscendo i progressi dell’Italia per la lotta alla povertà, l’Ocse torna a puntare il dito contro le criticità del Rdc e suggerisce la ricetta per evitare che la misura diventi un incentivo a stare a casa. 


Carte alla mano, infatti, emerge come la misura risulti più generosa con le famiglie monoparentali e meno per i nuclei più numerosi, e questo perché limitare la scala di equivalenza a 2.1 significa che i trasferimenti e le soglie di idoneità non aumentano per le famiglie più grandi di (ad esempio, 2 adulti e 3 bambini o 3 adulti e 2 bambini), che invece sono a maggior rischio di povertà rispetto alle piccole famiglie, generando abusi incoraggiando le famiglie a dividersi per accedere alla misura.

Il caso della Grecia docet: Atene nel 2017 ha introdotto uno schema simile assistendo - in occasione delle richieste di adesione al reddito - una decuplicazione delle famiglie monoparentali rispetto alla popolazione, il che si presta a pochi dubbi sugli abusi. «L’esperienza della Grecia suggerisce innanzitutto che le domande di le famiglie monoparentali necessitano di un’attenta verifica e, in secondo luogo, i parametri dovrebbero essere a vantaggio delle famiglie più numerose. Il Rdc ha inoltre il difetto congenito che la quota invitante di sussidio previsto e gli stringenti criteri di ammissibilità, creano «forti disincentivi per i membri delle famiglie a basso reddito ad entrare nel mondo del lavoro o ad accrescere il reddito lavorando più ore».

«Quando un singolo l’individuo viene ammesso al Rdc, l’importo del trasferimento viene calcolato in modo da raggiungere l’obiettivo di reddito minimo di 6mila euro l’anno per una sola persona». E il Rdc scoraggia anche la ricerca di lavoro da parte dell’altro coniuge. «Le attuali norme fiscali e previdenziali generano un livello elevato di aliquote fiscali effettive per il secondo lavoratore nel nucleo familiare che guadagna meno. Questo scoraggia ulteriormente i disoccupati e inattivi a cercare lavoro». Favorendo quindi il lavoro in nero nelle famiglie con due coniugi.



Eppure il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, afferma che «il reddito di cittadinanza sta dando ottimi risultati e ossigeno a milioni di italiani sfortunati. In questo momento - spiega - il reddito è distribuito fra poco più di un milione di nuclei familiari. Se a questi si aggiungono quelli previsti dalla relazione tecnica della legge, a regime raggiungeremo tre dei cinque milioni di persone considerate povere dall’Istat: il 60%». E aggiunge: «Nel misurare la soglia di povertà, l’Istat non valuta i patrimoni mobiliari e immobiliari». 

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