Coronavirus, dal Bangladesh positivo e con tosse ma viaggia in treno: fermato a Termini

Coronavirus, sbarca dal Bangladesh positivo e con la tosse ma viaggia in treno: il flop dell'auto-isolamento
Coronavirus, sbarca dal Bangladesh positivo e con la tosse ma viaggia in treno: il flop dell'auto-isolamento
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 9 Luglio 2020, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 21:10

ROMA Funziona il meccanismo dell'isolamento fiduciario? No, non funziona. Ieri la Polfer alla stazione Termini ha fermato un cinquantatreenne originario del Bangladesh, con febbre e tosse, positivo al tampone, che aveva viaggiato prima tra Fiumicino e la Romagna, poi tra la Romagna e le Marche, per tornare a Roma.

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Chi abbia incrociato nei suoi spostamenti, chi potrebbe avere contagiato, nessuno lo sa, ma questa storia ricorda con ancora più forza che le regole base - mascherina, distanza e lavaggio delle mani - vanno rispettate anche ora che la curva dei contagi è meno drammatica rispetto a marzo e aprile. E sia chiaro: non si tratta di un problema di condizioni economiche e sociali o nazione di origine, visto che a Vicenza, secondo quanto ha raccontato nei giorni scorsi il governatore del Veneto, Luca Zaia, ad avere avuto comportamenti imprudenti è stato un italianissimo imprenditore.

DETECTIVE
Ora al servizio di indagini epidemiologiche della Regione Lazio hanno iniziato una ricerca, ma risalire a tutti i contatti dell'uomo, che è stato ricoverato al Policlinico Umberto I, non sarà per niente semplice. Ricostruiamo la vicenda, chiameremo l'uomo K., per non renderlo riconoscibile. K. torna dal Bangladesh, su uno dei voli speciali di cui si sta parlando molto in questi giorni. Il 23 giugno sbarca a Fiumicino. Deve mettersi in isolamento fiduciario per due settimane, formalmente lui ha la residenza in provincia di Roma, ma la sua destinazione finale è a Milano Marittima, nel comune di Cervia (Ravenna).

K. sostiene di avere compiuto quel percorso con un taxi privato, se risulterà vero potrebbe avere contagiato solo l'autista. Viene accompagnato a Rimini, che è a una quarantina di chilometri da Milano Marittima, di lì si sposta verso la destinazione finale. Qui il suo racconto diventa confuso: da una parte sostiene di essersi messo in isolamento, poi però emergono vari spostamenti in riviera adriatica. Dopo qualche giorno - ma questo è sempre il suo racconto molto frammentario - è stato sottoposto al tampone, «per telefono mi hanno detto che ero positivo».

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Il 7 luglio, dunque martedì, decide però di mettersi in viaggio, perché probabilmente pensa che ciò che conta è la data che era stata inizialmente fissata per la fine dell'isolamento domiciliare (ma ancora non aveva un tampone positivo). Comunque sia, si sposta in treno: da Rimini arriva a Falconara, in provincia di Ancona, nelle Marche. Da Falconara a Termini. Sono entrambi treni regionali, probabilmente perché più economici rispetto all'alta velocità che avrebbe invece previsto il cambio a Bologna. Ma sui regionali, normalmente, le misure di distanziamento sono meno rigorose. Dunque, il rischio che abbia avuto contatti ravvicinati con altri passeggeri è più elevato.

Il problema è che non stiamo parlando di un asintomatico: K. aveva già la febbre e la tosse, era visibilmente malato. Per questo, quando finalmente è sceso dal treno alla stazione Termini, è stato notato dagli agenti della Polfer che lo hanno fermato, gli hanno chiesto da dove provenisse e quali fossero le sue condizioni di salute. Hanno subito capito che serviva un'ambulanza e hanno chiamato il 118. E' stato trasportato al Policlinico Umberto I dove ora è ricoverato. Il timore, però, è che questo lungo viaggio in mezza Italia, tra la riviera adriatica e Roma, dove ha incrociato decine e decine di persone, possa avere alimentato il contagio. Tra l'altro, su un treno dell'alta velocità c'è la lista dei passeggeri ed è possibile fare il contact tracing, sui regionali no, quindi è quasi impossibile eseguire una indagine epidemiologica efficace.
 


DUBBI
C'è anche un'altra incognita. Si teme per le conseguenze di questo lungo viaggio, da sintomatico, tra la Romagna e Roma, ma allo stesso tempo non vi sono certezze che K. non fosse già positivo quando è atterrato il 23 giugno a Fiumicino, dopo il volo da Dacca. Nelle verifiche svolte con il tampone su un aereo speciale simile arrivato dal Bangladesh, è risultato che un passeggero su 8 era positivo. Se K. era già contagiato all'arrivo in Italia, ha dunque viaggiato da positivo anche all'andata tra Fiumicino, Rimini, Milano Marittima.

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