Pesaro, ucciso fratello di collaboratore di giustizia: l'ombra di un agguato di 'ndrangheta

Pesaro, ucciso fratello di collaboratore di giustizia: l'ombra di un agguato di 'ndrangheta
Pesaro, ucciso fratello di collaboratore di giustizia: l'ombra di un ​agguato di 'ndrangheta
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Mercoledì 26 Dicembre 2018, 13:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 18:44

Era una protezione di fatto solo economica, e non di sicurezza personale, quella assicurata a Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese. Il 51enne calabrese, ucciso ieri a Pesaro da due killer che lo attendevano in via Bovio davanti al garage dell'abitazione e che gli hanno scaricato contro una trentina di colpi di pistole automatiche, aveva casa con la sua famiglia e stipendio pagati dal ministero dell'Interno dal 2008. Ma si muoveva 'liberamentè e il suo cognome compariva persino sulla cassetta della posta. 

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Per l'esecuzione, le Procure di Pesaro e Distrettuale di Ancona cercano due sicari di 'ndrangheta, come certifica l'ipotesi di omicidio premeditato con l'aggravante mafiosa che compare sul fascicolo aperto contro ignoti. Intanto montano le polemiche sul sistema di tutela dei 'pentitì e dei loro familiari. E divampano le schermaglie politiche dopo un post del ministro dell'Interno Salvini con un selfie mentre faceva colazione con pane e nutella. La famiglia di Marcello Bruzzese - ora trasferita in un'altra città - era già stata a Pesaro dal 2008 sotto protezione dello Stato. Dopo aver lasciato l'Italia per la Francia, era ritornata a nella città marchigiana tre anni fa. Bruzzese non aveva un lavoro e se ne andò da Pesaro.  



È tornato ma senza una vera protezione personale. Ad attenderlo al varco nella giornata di Natale i killer che forse soggiornavano in città da alcuni giorni: una delle ipotesi è che non si tratti di una coincidenza ma di una data simbolica, 'un'usanzà anche delle cosche del Reggino, per far soffrire di più i superstiti in una giornata di festa. Un delitto che arriva a 15 anni di distanza da quando il fratello di Marcello, Girolamo sparò, senza ucciderlo, a Teodoro Crea della potente cosca con la quale fino a quel momento i Bruzzese erano alleati. Poi decise di pentirsi. Proprio la vendetta traversale resta la principale pista investigativa.

Gli inquirenti stanno cercando di individuare gli assassini attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Sospettano che gli autori dell'omicidio, scappati a piedi tra le viuzze del centro storico, siano stati supportati da qualche basista. Oggi in prefettura a Pesaro si è tenuta una prima riunione del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Domattina arriverà a Pesaro il ministro dell'Interno Salvini. «Se qualcuno muore in mezzo alla strada in centro in una città tranquilla come Pesaro - ha detto il ministro in una diretta Facebook - è mio dovere esserci, per analizzare la situazione. Se qualche mafioso rialza la testa giù mazzate, perchè mafia, camorra e 'ndrangheta sono merda».

Nel frattempo il vicepremier è finito nel mirino di alcuni esponenti del Pd. La deputata Alessia Morani ha annunciato un'interrogazione al ministro: «ciò che è successo è gravissimo». «La protezione dei pentiti e dei loro parenti è fondamentale per combattere le mafie. - scrive Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e candidato alla segretaria Pd - Oggi invece ci svegliamo e leggiamo che c'è stato un morto a Pesaro. Il ministro degli Interni che si fa selfie demenziali...». «Caro Ministro Salvini - ha rincarato la dose il sindaco di Pesaro Matteo Ricci - c'è la città di #Pesaro sconvolta per l'omicidio di un uomo sotto protezione, fratello di un collaboratore di giustizia. Quando ha finito pane e nutella vorremmo avere qualche informazione e rassicurazione». «Quanti sono i collaboratori di giustizia a Pesaro? - chiede Ricci - Quale è il livello di sicurezza richiesto? Cosa non ha funzionato ieri?».

La replica è del responsabile della Lega nelle Marche Paolo Arrigoni che parla di «becera propaganda politica sulla morte di un uomo e su un omicidio di mafia che trascende ogni misura».

A Pesaro, conclude, «un atto ostile contro lo Stato, uomini e donne delle istituzioni».

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