Ora l'Italia non ne può più dei No vax e dei No pass. Dopo mesi passati a tentare il dialogo, a spingere i più dubbiosi verso l'immunizzazione e anche a sopportarne talvolta eccessi e provocazioni, i cittadini si ribellano. E lo fanno partendo dalla città che una manifestazione alla volta, portuali in testa, si è guadagnata le prime pagine dei giornali e l'appellativo di «capitale dei No vax»: Trieste. Nel capoluogo friulano infatti, ieri è stata lanciata una raccolta firme per chiarire come quell'immagine non gli appartenga.
L'APPELLO
«Trieste è una città che ha sofferto a causa di una pandemia che ha stroncato troppe vite, ha fatto soffrire tante persone e ha depresso l'economia - si legge nel testo della petizione lanciata ieri su Change.org - Trieste è una comunità di persone razionali, responsabili e consapevoli che possono uscire dalla tempesta soltanto tutte assieme.
I COMMERCIANTI
Parole che fanno il paio con le dichiarazioni al vetriolo che da giorni ormai il governatore campano Vincenzo De Luca ha ripreso a destinare ai suoi concittadini non vaccinati (rinnovando anche fino al 31 dicembre l'obbligo di mascherina all'aperto in Campania) e con l'indignazione sollevata in tutta la Penisola dai manifestanti di Novara, che si sono presentati in piazza con le pettorine che richiamavano gli abiti indossati nei campi di concentramento nazisti. E soprattutto con l'urlo dei cittadini e degli imprenditori milanesi, ormai fiaccati dal quindicesimo sabato di proteste consecutive. Il «Trieste chiama, Milano risponde» tanto rilanciato da negazionisti e anti-certificazione, ha infatti ora preso una nuova piega. La città meneghina, che già il sindaco Beppe Sala avrebbe voluto sottrarre con la forza ai cortei, ora teme che i blocchi causati dalle proteste si estendano anche ai weekend pre-natalizi, colpendo duramente le loro vendite. Così anche la confcommercio milanese ieri ha lanciato una sua petizione (sempre sulla piattaforma online Change.org). «Milano non può accettare, dopo tutta la sofferenza di questo lungo anno e mezzo di pandemia, che si crei un clima di contrapposizione dannoso per la società civile e per il mondo delle imprese - si legge nel testo della raccolta firme - Una minoranza non può imporre la propria volontà e tenere sotto scacco una grande città».