Medici no vax, prime sospensioni soltanto dopo la Befana: la beffa dopo il blitz all'Ordine

Negli elenchi ricevuti dall’Ordine non è indicato quale dose non sia stata fatta

Medici no vax, prime sospensioni soltanto dopo la Befana: la beffa dopo il blitz all'Ordine
Medici no vax, prime sospensioni soltanto dopo la Befana: la beffa dopo il blitz all'Ordine
di Francesco Malfetano e Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Martedì 21 Dicembre 2021, 07:23

Non è bastata un’aggressione plateale come quella subita dai medici dell’Ordine di Roma domenica, né sono state sufficienti le continue minacce degli ultimi giorni: la maggioranza dei medici No vax italiani sono ancora in corsia. E ci resteranno almeno fino a dopo il 6 gennaio. 

Medici no vax, sospensioni in ritardo


La vicenda è ormai nota.

Da mesi per i sanitari è in vigore l’obbligo vaccinale (dal 15 dicembre anche per la terza dose) ma, in tutto il Paese, l’iter da seguire per ottenere la sospensione dei non vaccinati, è difficile da portare a termine. Al punto che, prendendo ad esempio i numeri della Capitale, oggi sono stati sospesi meno di una cinquantina di medici nonostante circa 600 segnalazioni. Anche per questo il compito, prima delegato a Regioni e Asl, dal 26 novembre è stato assegnato agli Ordini professionali. Il calvario però non è finito perché la Federazione fino a pochi giorni fa non era autorizzata ad incrociare i dati degli archivi vaccinali con quelli dei propri iscritti per motivi di privacy. Un inghippo risolto venerdì scorso con un decreto che però non sembra ancora essere in grado di mettere una pietra tombale sulla vicenda. 


L’emendamento infatti non ha sbloccato la situazione. Almeno non del tutto. E non per ora. Come rivelano fonti interne all’Ordine dei medici, gli elenchi che contengono lo stato vaccinale dei sanitari sono stati estrapolati dai database del Green pass. Tuttavia, spiegano, l’obbligo di vaccinarsi include anche la terza dose, ma in questi file non viene differenziato automaticamente chi è in attesa di ricevere il booster da chi non ha ricevuto solo la prima o la seconda dose. Per questo, al pari di quanto già accaduto nei giorni scorsi per forze armate e docenti, la procedura prevede che venga inviata una notifica agli iscritti che non hanno ricevuto ancora la terza dose. Saranno loro, entro 5 giorni dalla ricezione, a dover chiarire la posizione presentando un certificato che attesti l’avvenuta vaccinazione, l’eventuale prenotazione o anche il certificato di esenzione.

Un modus operandi che, considerando le festività in corso, se pure porterà a ricevere tutte le risposte entro la fine dell’anno, non vedrà avviarsi l’iter di sospensione prima della Befana. Con il risultato che quando sarà passato quasi un mese dal 15 dicembre (data di entrata in vigore dell’obbligo di terza dose per i sanitari), i medici No vax sarebbero ancora in corsia o nei loro studi privati. Oltre al danno la beffa, in pratica. 


IL BLITZ DI ROMA<QA0>
A complicare ulteriormente la situazione, anche la necessità di prendere provvedimenti nei confronti degli aggressori che hanno interrotto l’assemblea tenuta domenica pomeriggio dai medici capitolini. Non solo quaranta camici bianchi, tra cui dipendenti delle Asl, ovvero delle aziende sanitarie locali o degli ospedali tra cui il San Camillo e il policlinico Tor Vergata. Ma nel blitz all’assemblea tra i No vax c’erano anche liberi professionisti non dipendenti. Che, ricorda il presidente dell’Ordine dei medici di Roma Antonio Magi, rischiano ora e molto.

L’Ordine verificherà infatti tutte le posizioni “sospette” dei medici iscritti (ma non subito appunto) ma con particolare attenzione i 40 medici che sabato sono stati identificati dalla Digos. «Se risulteranno effettive anomalie - spiega Magi - verranno naturalmente sospesi». Ma c’è anche dell’altro. «Su questi colleghi - prosegue il numero uno dell’ordine - sarà avviato un procedimento disciplinare che naturalmente richiederà dei tempi tecnici, verrà composta una commissione e verranno chieste loro spiegazioni dei comportamenti». Risultato? «Si potrebbe arrivare all’archiviazione ma non si esclude naturalmente l’eventuale radiazione».

 

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