Caporalato, chiuse le indagini su Uber Italia: «Condizioni di lavoro degradanti: rider sfruttati e derubati»

Caporalato, chiuse le indagini su Uber Italia: «Condizioni di lavoro degradanti: rider sfruttati e derubati»
di Nico Riva
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Martedì 13 Ottobre 2020, 11:57

Si è chiusa l'inchiesta sul caporalato a danno dei rider che aveva portato Uber Italia ad essere commissariata. Mai prima d'ora il commissariamento aveva interessato una piattaforma di delivery in Italia. Il pm milanese Paolo Storari ha specificato che i lavoratori della filiale nostrana del colosso americano erano sottoposti ad una condizione di lavoro degradante, di sfruttamento e punizione. Fondamentali sono risultate le intercettazioni dell'indagata principale: la manager. 

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L'azienda smentisce

«Davanti a un esterno non dire mai più che abbiamo creato un sistema per disperati», diceva la manager di Uber Italy Gloria Bresciani, stando alle intercettazioni. «Anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori». I rider del servizio "Uber eats", secondo le accuse, erano sfruttati, puniti e "derubati" perfino delle mance. «Pagati a cottimo 3 euro a consegna, indipendentemente dalla distanza da percorrere (ritiro presso il ristoratore e consegna finale al cliente), dal tempo atmosferico, dalla fascia oraria (diurna/notturna e giorni festivi) e pertanto in modo sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato», scrive il pm nell'avviso di chiusura indagini.

Oltre alla manager Bresciani, altre nove persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Si tratta di dirigenti di altre società affiliate all'azienda americana, come la Flash Road City e FRC srl. Questi sono accusati di aver reclutato e assunto i dipendenti per il trasporto a domicilio, ma di averli poi "consegnati" a Uber, «in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, migranti richiedenti asilo, dimoranti presso centri di accoglienza straordinaria e provenienti da zone conflittuali e pertanto in condizione di estrema vulnerabilità e isolamento sociale». 

La Procura, per motivare quando dichiarato, ha presentato anche degli esempi pratici, come la paga di un rider che in una settimana di lavoro, per 68 ore complessive, aveva guadagnato solo 179,50 euro e subito una decurtazione di 24,5 euro. Prevista per il prossimo 22 ottobre una nuova udienza per Uber Italy alla Sezione misure di prevenzione.
 

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