Shopping, la fase 2 dopo il lockdown: «Negozi come showroom: guardi, scegli ma non tocchi»

Shopping, la fase 2 dopo il lockdown: «Negozi come showroom: guardi, scegli ma non tocchi»
di Simona Romanò
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Giovedì 23 Aprile 2020, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 08:08

Addio alla clientela che gironzola tra vestiti, gonne, pantaloni appesi alle grucce, scompigliando le pile di maglioncini. Nella Milano della Fase 2 lo shopping è no touch e a distanza anti-coronavirus. «Con un solo obiettivo: far ripartire le attività in sicurezza, senza rischiare un’impennata di contagi», dichiara Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano, di Ascobaires e Vittorio Emanuele District.

Come accoglierete la clientela?
«Con un sorriso, anche se il personale, con addosso mascherine e guanti, dovrà limitare il contatto umano. Saranno forniti guanti ai clienti sprovvisti, oltre al gel igienizzante per le mani. Noi faremo il possibile per essere accoglienti, anche se il distanziamento ridurrà un po’ la complicità fra commessi e clientela».
Gli ingressi saranno contingentati?
«In un negozio di 40 metri quadrati potrà entrare una persona per volta, meglio se non accompagnata. In una boutique, mediamente di 120 metri, potranno accedere non più di tre clienti. Gli altri dovranno attendere, con pazienza, in fila fuori. Ci sarà una commessa per ogni acquirente e il personale in eccesso dovrà spostarsi nel retrobottega».
Come disporrete la merce?
«Ogni capo della collezione sarà esposto in stile showroom, ovvero un salone di moda dove la gente è incoraggiata a guardare l’intero campionario prima di chiedere la propria taglia».
Quindi?
«La commessa prenderà la misura in magazzino, ancora confezionata, così la clientela proverà un indumento “vergine”. E tutto ciò che sarà indossato e toccato, ma non acquistato, sarà sterilizzato con le macchine a vapore oppure portato in tintoria. Per la pelletteria sarà più semplice: ogni modello di borsa, per esempio, sarà in bella mostra, da poter maneggiare; per le scarpe si fornirà il calzino monouso, perché l’igiene è la prima condizione».
Anche dei locali?
«Certo. Sanificheremo prima di riaprire e poi in seguito. Nell’arco della giornata ci sarà la pulizia straordinaria con appositi prodotti di tutte le superfici di contatto. Noi faremo un grande sforzo, ma è fondamentale che anche i cittadini siano responsabili e accorti».
Cosa intende?
«Per esempio, prediligano il pagamento con carta per evitare lo scambio di contanti».
Che cosa sperate? 
«Apriamo con lo spirito di far ripartire Milano, ma siamo consapevoli delle difficoltà. Mi auguro, senza gli stranieri in città, un calo di affari non oltre il 25 per cento rispetto a maggio 2019».
Siete disponibili a rimanere aperti fino le 22 come suggerito dal Comune?
«Credo che dalle 10 alle 20 sia sufficiente, ma sarei contento di ricredermi».
Venderete a prezzi pieni?
«Coccoleremo i nostri clienti con dei ribassi, magari del 20 per cento, in attesa dei saldi che auspichiamo siano anticipati la prima settimana di giugno, anziché quella di luglio». Perché?
«Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di mostrare al pubblico la collezione primaverile, avendo chiuso con il decreto dell’11 marzo. Quindi, abbiamo il magazzino pieno di merce, di taglie, di colori».
I fatturati sono crollati, praticamente azzerati ad aprile. Quali agevolazioni chiedete?
«A Palazzo Marino di sospendere le tasse comunali fino a fine anno. E auspichiamo soprattutto che il governo ci aiuti, mantenendo le promesse sui contributi, perché senza un percorso di vero sostegno finanziario moltissimi negozi chiuderanno per sempre».

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