Una paziente operata da Romanò al Galeazzi: «Sto peggio di prima e ho ancora le stampelle»

Carlo Luca Romanò
Carlo Luca Romanò
di Angela Calzoni
2 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Aprile 2018, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 19:28
«Sono stata operata tre anni fa al femore e alla gamba e ancora non posso camminare senza stampelle». Quello di Giuseppa Petronio, 75 anni, di Catania, è un lunghissimo calvario fatto di dolore, antibiotici e riabilitazione.

È passata anche dal reparto del Galeazzi diretto da Carlo Luca Romanò, uno dei primari arrestati per un presunto giro di mazzette nel mondo dell’ortopedia. E dopo aver letto il suo nome sul giornale ha contattato il dottor Daniele Viola responsabile dell'Associazione Risarcimento Salute, presente in 50 città italiane che può contare su una rete di avvocati che tutelano i pazienti nei casi di malasanità.

Dopo essere stata operata una prima volta dal professor Giovanni Restuccia all’ospedale Garibaldi di Catania, Giuseppa non è più riuscita a rimettersi in piedi. «Avevo sempre male, non potevo muovermi, camminare o guidare e ancora non riesco a farlo». Dopo una serie di tentativi il chirurgo le prospetta una nuova operazione a Milano. Così Giuseppa prende appuntamento al Galeazzi per farsi vedere dal primario. «Per quella visita, nel novembre del 2017, ho speso 200 euro e altri 200 di volo».

Un primo incontro a cui ne segue un altro a Palermo e poi finalmente viene fissata la data dell’intervento. «Sono entrata al Galeazzi il 21 novembre scorso e ne sono uscita il 24 dicembre. Romanò mi ha riaperto la stessa ferita e mi ha dato oltre 30 punti, ha detto che mi ha disinfettato la protesi e me l’ha pulita, ma il dolore non è passato», racconta Giuseppa con la voce rotta. E quando il suo medico di Catania ha voluto vederci più chiaro, «Romanò si è rifiutato di mandare le cartelle cliniche, dicendo che non si fa così».

Abbastanza per dare spazio ai dubbi. «A Milano non c’era nessuno che potesse aiutarmi – riflette - Romanò, in tutte le ore in cui sono stata sotto i ferri, che cosa avrà fatto veramente? Forse la mia protesi non è in regola?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA