Samarate, Nicolò Maja si è svegliato: «Comunica a gesti». Il padre esce dall'ospedale e torna in carcere

Moglie e figlia uccise, Nicolò Maja si è svegliato: «Comunica a gesti»
Moglie e figlia uccise, Nicolò Maja si è svegliato: «Comunica a gesti»
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Martedì 31 Maggio 2022, 13:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 13:11

A 27 giorni dal terribile giorno in cui suo padre ha ucciso la mamma Stefania e la sorella minore Giulia, Nicolò Maja si è svegliato dal coma. Sta meglio, ha aperto un occhio e ha iniziato a interagire - per adesso soltanto a gesti - il figlio di Alessandro Maja, l'uomo reo confesso del duplice omicidio della moglie e della figlia sedicenne, che proprio ieri ha lasciato il reparto di psichiatria in cui era ricoverato ed è tornato in carcere.

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Le condizioni di Nicolò, colpito barbaramente dal papà con un martello, erano apparse subito gravissime: ma dopo quasi un mese di lotta, grazie ad una forza straordinaria, il 23enne sta reagendo per sperare di tornare a vivere la sua vita.

A partire dalla sua passione, il volo, per cui aveva da poco preso il brevetto da pilota. «Nicolò è decisamente migliorato, sembra davvero riesca a rispondere alle domande che gli vengono fatte, seppur a gesti», una notizia «bellissima, seppure la prognosi non sia stata ancora sciolta e il percorso sarà molto, molto lungo» ha spiegato l'avvocato della famiglia, Stefano Bettinelli. Il suo recupero dipenderà dall'entità dei danni causati dai colpi alla testa che gli ha inferto il padre e dai risultati dell'operazione che ha dovuto subire.

Intanto Alessandro Maja, che ha appreso del risveglio del figlio «con un accenno di sorriso», «sta vivendo in un mondo tutto suo», ha detto il suo legale Enrico Milani, che spiega come il papà killer di Samarate sia costantemente sedato con una quindicina di pastiglie al giorno. Secondo Milani servirà una perizia psichiatrica per certificare se Maja al momento della strage fosse capace di intendere e di volere: «Oggi sappiamo chi sia il responsabile, sappiamo cosa sia successo, ma ancora non abbiamo capito perché».

 

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