Navigli aperti, avanti tutta. Biscardini: "Tuffo nel futuro". Philippe Daverio dice no: "Senza traffico Milano muore"

Il Naviglio scoperchiato, come sarà
Il Naviglio scoperchiato, come sarà
di Simona Romanò
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 06:00
«Riaprire i Navigli è un segno della modernità». Così Roberto Biscardini, presidente dell’associazione Riaprire i Navigli, caldeggia il progetto - accarezzato dall’amministrazione di Giuseppe Sala e appoggiato dal governatore Attilio Fontana, che si è detto pronto a contribuire al finanziamento - di riportare l’acqua in otto chilometri di canali ora interrati all’interno della città, partendo dai primi due chilometri, frammentati in cinque tratti: da Melchiorre Gioia a Conca dell’Incoronata-piazza San Marco, da Sforza-Policlinico fino a piazza Vetra e, infine, la Conca di Viarenna (nella foto in alto, come sarà). La prima settimana di giugno parte il débat public (il dibattito pubblico alla francese) per coinvolgere i milanesi. Biscardini rilancia l’idea da lui sponsorizzata già nel 2012: «Non vogliamo riaprire i Navigli come erano nell’Ottocento - spiega - perché sarebbe pittoresco e anacronistico, ma pensiamo a una grande svolta ambientale. Immaginiamo Milano con meno macchine e nuove opportunità per le generazioni future, con l’acqua che scorre in via Senato e nel tombone di San Marco che ora è un parcheggio».
Sarebbe una rivoluzione. «Sul lungo periodo - prosegue - ci sarà inevitabilmente una riduzione delle auto perché cambia la mobilità, quindi, possiamo approfittarne da subito rendendo la città più vivibile e riorganizzando la viabilità».
Biscardini sprona a superare il primo step dei due chilometri «perché non avrebbe senso aprire cinque vasche se non ci fosse l’apertura totale della rete idraulica, navigabile». Si dovrebbe quindi puntare a «un primo lotto di lavori per scoperchiare l’intero Melchiorre Gioia, dove il Naviglio conviverebbe con il traffico automobilistico». Preoccupano i costi? «Basta dire che la M4 costa un miliardo e 800 milioni, mentre il nostro progetto, secondo il Politecnico, “solo” 500 milioni, che si potrebbero ridurre. Vi è inoltre la disponibilità, molto importante, della Regione» conclude Biscardini. 

Si alza però una voce contraria, quella del critico d'arte Philippe Daverio: "E' un inutile ritorno al passato. I canali avevano una funzione finché collegavano Milano a una rete d'acqua più ampia. Una cerchia abolita negli anni Venti perché tenuta male e maleodorante". Inoltre secondo Daverio il traffico privato non si può eliminare del tutto: "Una città senza traffico muore. non possiamo tornare ai tempi del calesse".
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