Morti in Rsa. Covid al Trivulzio, i parenti: «No alla richiesta di archiviare»

Morti in Rsa. Covid al Trivulzio, i parenti: «No alla richiesta di archiviare»
Morti in Rsa. Covid al Trivulzio, i parenti: «No alla richiesta di archiviare»
di Greta Posca
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Mercoledì 20 Ottobre 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 08:34

«A noi interessa cercare la verità. Ci batteremo perché questo non possa più accadere e perché non si dimentichino queste morti, altrimenti sarebbe come se morissero due volte». Sono determinati a proseguire la loro battaglia i parenti delle vittime del Covid al Pio Albergo Trivulzio che «continuerà in tutte le sedi possibili» perché non può «calare l'oblio» dopo la richiesta di archiviazione dell'inchiesta da parte della Procura, che non ha trovato «il nesso causale» tra la responsabilità dei vertici dell'ente e le morti nella struttura.
«Da una lettura più approfondita delle motivazioni della richiesta di archiviazione decideremo quali saranno le altre mosse, perché la lotta continuerà in tutte le sedi possibili, anche in quella civile. Non escludiamo l'opposizione alla richiesta di archiviazione del pm», ha dichiarato Alessandro Azzoni, presidente dell'associazione Felicita che per domani ha convocato una conferenza stampa. Secondo l'associazione, sono «evidenti le criticità e le inadempienze della dirigenza del Pat, che tentava di nascondere quello che stava succedendo nonostante l'emergenza Covid». Da qui, la convinzione che il processo penale sia «la sede naturale per accertare quanto avvenuto». Tuttavia, sottolinea Azzoni, «la causa civile non si esclude anche se noi non siamo interessati ai risarcimenti, siamo determinati a voler continuare in sede penale». E aggiunge: «Per noi non è socialmente accettabile che cali l'oblio su questa strage e su queste morti».
Di parere contrario il governatore Attilio Fontana che ieri in tv ha parlato di «speculazione giornalistica indegna» sulla vicenda.

E gli istituti milanesi Martinitt e Pio albergo Trivulzio nel pomeriggio hanno preso le difese dell'ex direttore generale Giuseppe Calicchio, anche lui fra gli indagati, scrivendo che «si è trovato a fronteggiare una vicenda enorme», ma in più «è stato eletto a bersaglio da alcuni che evidentemente non conoscevano la qualità delle strutture e personale dle Trivulzio».

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