Milano, svuotavano le società e non pagavano i tributi: sequestrati 33 milioni di euro e 127 automezzi

Milano, svuotavano le società e non pagavano i tributi: sequestrati 33 milioni di euro e 127 automezzi
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Giovedì 30 Giugno 2022, 10:34

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito due distinte ordinanze di custodia cautelare emesse dai gip di Milano e Pavia, e a numerosi decreti di perquisizione nei confronti di due distinti gruppi criminali per reati fallimentari e fiscali. Le ordinanze sono giunte al termine di indagini dei finanzieri delle Compagnie di Corsico e Magenta per reati societari, fallimentari, tributari, contro il patrimonio e contro l'economia, hanno colpito undici persone tre dei quali sono stati destinatari di entrambi i provvedimenti.

 

In particolare, i finanzieri della Compagnia di Corsico, delegati dalla Procura di Milano, hanno individuato un'organizzazione criminale, con base a Trezzano sul Naviglio, dedita alla commissione di reati di natura societaria, fallimentare e tributaria, che utilizzavano 25 società intestate a prestanome. Gli indagati avrebbero distratto beni e ingenti somme di denaro dai patrimoni aziendali e sottraendosi sistematicamente al pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, falsificando i bilanci e facendo anche ricorso all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L'attività di polizia giudiziaria, posta in essere anche con l'ausilio dei Reparti del Corpo di Varese, Napoli, Salerno e Lecce, ha portato all'esecuzione di none misure cautelari di cui tre in carcere e tre ai domiciliari, due di divieto di dimora, un di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ed al sequestro preventivo di somme per oltre 33 milioni di euro, nonché al sequestro di 127 automezzi.

Le Fiamme Gialle di Magenta hanno invrece sviluppato un'indagine delegata dalla Procura di Pavia, nei confronti di 10 società operanti nell'hinterland milanese nel settore dell'autotrasporto e del commercio di carburante, formalmente intestate a prestanome ma, che sarebbero, in realtà, riconducibili ad alcuni membri di una famiglia di Trezzano sul Naviglio.

Gli indagati, anche in questo caso, avrebbero distratto regolarmente beni societari e somme di denaro, evadendo le imposte attraverso l'interposizione di nuove società appositamente create e predestinate al fallimento. Vi era una continuazione tra le società ormai «svuotate» e quelle neo istituite, con passaggi di disponibilità finanziarie, di personale dipendente e delle commesse. I profitti sarebbero stati quindi dirottati verso le nuove società, nonché immagazzinati nelle casseforti del «gruppo», costituite da società immobiliari.

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