La Barona incontra la fiction con “Zero”. È la serie Netflix con protagonisti un gruppo di ragazzi immigrati di seconda generazione, nati a Milano da genitori stranieri; e per questo devono affrontare lo scoglio del razzismo misto a pregiudizio. La fiction si svolge al Barrio, un quartiere di fantasia che nella realtà è appunto la Barona, alla periferia sud-ovest, dove lo spazio più simbolico è il Barrio’s, un importante luogo di aggregazione per i giovani fortemente voluto da don Gino Rigoldi più di vent’anni fa. E ora la culla della cultura underground, fra rap, trap, street art. “Zero” è l’occasione di un viaggio alla Barona, dove finisce la città cementificata e inizia la Milano agricola del Parco Sud.
«Senz’altro è molto più vivibile di altre periferie», dice Santo Minniti, presidente Pd del Municipio 6.
«Non manca quindi l’energia positiva di chi vuole rilanciare la Barona, anche se ci sono ferite aperte», commenta la consigliera regionale dell’opposizione Carmela Rozza (Pd), che parla dei caseggiati popolari di via Mazzolari «in grave stato di degrado per i maldestri tentativi di manutenzione da parte di Aler, nonostante ci abitino 300 famiglie»; e dei palazzoni tra piazza Miami e via Voltri «con una presenza consistente di abusivi». «In Mazzolari 36 ci sono appartamenti umidi e malsani, con le stanze che si allagano quando piove per le infiltrazioni d’acqua e ancor più pericoloso sono le cassettine aperte con i fili elettrici scoperti sulle scale», racconta Rozza. Sui ballatoi si incontrano locali abbandonati e porte divelte, mentre quelle sostituite «sono impossibili da aprire per i disabili in carrozzina». «Dobbiamo intervenire per smussare i disagi e per il bene dei giovani della Barona, da aiutare nel percorso scolastico e ai quali offrire spazi per sviluppare i propri interessi», conclude Rozza.