Milano, strade multietniche e rap: la Barona è molto più di Zero

Milano, strade multietniche e rap: la Barona è molto più di Zero
di Simona Romanò
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Lunedì 31 Maggio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 08:38

La Barona incontra la fiction con “Zero”. È la serie Netflix con protagonisti un gruppo di ragazzi immigrati di seconda generazione, nati a Milano da genitori stranieri; e per questo devono affrontare lo scoglio del razzismo misto a pregiudizio. La fiction si svolge al Barrio, un quartiere di fantasia che nella realtà è appunto la Barona, alla periferia sud-ovest, dove lo spazio più simbolico è il Barrio’s, un importante luogo di aggregazione per i giovani fortemente voluto da don Gino Rigoldi più di vent’anni fa. E ora la culla della cultura underground, fra rap, trap, street art. “Zero” è l’occasione di un viaggio alla Barona, dove finisce la città cementificata e inizia la Milano agricola del Parco Sud.

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«Senz’altro è molto più vivibile di altre periferie», dice Santo Minniti, presidente Pd del Municipio 6.

Non mancano le conflittualità sociali, come in tutte le aree decentrate con caseggiati popolari, ma la voglia di riscatto degli abitanti è più forte. «Un quartiere di origine popolare, senza vaste sacche di illegalità» spiega Minniti. «Moltissimi residenti vivono situazioni economicamente difficili, però sono perbene e hanno saputo coltivare lo spirito di comunità, perché la Barona è come un paese nella città, dove tutti si conoscono». Ciò facilita l’integrazione in una zona fortemente multietnica, popolata da egiziani, filippini, albanesi, cinesi, peruviani. Tuttavia, non si sono concentrati in un isolato, formando un ghetto, «ma si sono ben distribuiti per inserirsi nel contesto milanese», aggiunge il presidente del Municipio. A volte la convivenza è difficile, «però gli italiani non fuggono dalla Barona», anzi, sono tanti i giovani sposati che qua sono cresciuti e sono rimasti a viverci, accanto ai genitori anziani, apprezzando, per esempio, il susseguirsi dei negozi di vicinato. Che resistono e, girando le strade, si capisce il ruolo insostituibile che svolgono, perché sono frequentati da un via vai continuo di clienti, in fila sul marciapiede per le norme anti-Covid: davanti alla storica Macelleria Arosio in via Voltri, al Forno Ambrosiano o il negozietto che ripara pc e cellulari in via Biella. In pandemia tutti si sono organizzati per le consegne a domicilio e la pizzeria al civico 8 di via Modica ha donato per mesi le pizze ai medici del San Paolo.

«Non manca quindi l’energia positiva di chi vuole rilanciare la Barona, anche se ci sono ferite aperte», commenta la consigliera regionale dell’opposizione Carmela Rozza (Pd), che parla dei caseggiati popolari di via Mazzolari «in grave stato di degrado per i maldestri tentativi di manutenzione da parte di Aler, nonostante ci abitino 300 famiglie»; e dei palazzoni tra piazza Miami e via Voltri «con una presenza consistente di abusivi». «In Mazzolari 36 ci sono appartamenti umidi e malsani, con le stanze che si allagano quando piove per le infiltrazioni d’acqua e ancor più pericoloso sono le cassettine aperte con i fili elettrici scoperti sulle scale», racconta Rozza. Sui ballatoi si incontrano locali abbandonati e porte divelte, mentre quelle sostituite «sono impossibili da aprire per i disabili in carrozzina». «Dobbiamo intervenire per smussare i disagi e per il bene dei giovani della Barona, da aiutare nel percorso scolastico e ai quali offrire spazi per sviluppare i propri interessi», conclude Rozza.

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