Ristoranti, ripresa al rallenty. «Anni per tornare ai livelli pre Covid»

Ristoranti, ripresa al rallenty. «Anni per tornare ai livelli pre Covid»
di Simona Romanò
2 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Ottobre 2021, 06:00

Ristoranti da tutto esaurito nei weekend, con i tavoli prenotati per una cena in famiglia o con gli amici. Tavole calde piene nella pausa pranzo, perché con la fine dello smart working gli uffici si stanno ripopolando. Ed anche i ristoratori del dopo teatro stanno iniziando a vedere i primi frutti del ritorno alla capienza piena.

I locali sono così tornati ad essere frequentati e si respira un po’ di normalità, «anche se siamo lontani dai livelli pre-pandemia. Ci vorranno anni per medicare le ferite e recuperare le perdite», commenta Lino Stoppani presidente di Epam, l’Associazione dei pubblici esercizi milanese. «La ripartenza si concentra nel secondo semestre di quest’anno, ma non è certamente una crescita, considerando tutto quello che i ristoratori hanno perso: nel 2020, fra lockdown e restrizioni, circa 1,8 miliardi di euro rispetto al periodo pre-Covid. Quest’anno, invece, perderanno “solo” 1,2 miliardi». Un “solo” che pesa.

Tuttavia, i gestori sono «ottimisti». Perché se nell’ottobre dell’anno scorso regnavano l’incertezza e tanti timori, adesso la gente ha cambiato mentalità: ha voglia di uscire di casa e di riprendere le vecchie abitudini Ecco perché ristoranti e i bar sono presi d’assalto.

Ricordando che sono ancora in vigore le limitazioni anti-contagio (come la distanza di un metro tra tavoli), oltre al green pass obbligatorio per mangiare al chiuso, ma non all’aperto. I locali con giardino e dehor, visto le temperature ancora miti, ne approfittano per accogliere più clienti. Però, fra qualche settimana il freddo bloccherà le cenette all’esterno: allora, chi è sprovvisto di certificazione verde sarà un avventore mancato e gli scontrini caleranno.

Una nota «positiva», invece, dicono da Epam, è «il ritorno della pausa pranzo»: milanesi e pendolari stanno tornando al lavoro in presenza e l’effetto sono - al di là degli irriducibili della schiscetta - le tavole calde e i bistrot affollati con le code per entrare. Il break per mangiare, secondo Confcommercio, «rappresenta il 25-30% del fatturato annuo dei pubblici esercizi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA