Ristoranti da tutto esaurito nei weekend, con i tavoli prenotati per una cena in famiglia o con gli amici. Tavole calde piene nella pausa pranzo, perché con la fine dello smart working gli uffici si stanno ripopolando. Ed anche i ristoratori del dopo teatro stanno iniziando a vedere i primi frutti del ritorno alla capienza piena.
I locali sono così tornati ad essere frequentati e si respira un po’ di normalità, «anche se siamo lontani dai livelli pre-pandemia. Ci vorranno anni per medicare le ferite e recuperare le perdite», commenta Lino Stoppani presidente di Epam, l’Associazione dei pubblici esercizi milanese. «La ripartenza si concentra nel secondo semestre di quest’anno, ma non è certamente una crescita, considerando tutto quello che i ristoratori hanno perso: nel 2020, fra lockdown e restrizioni, circa 1,8 miliardi di euro rispetto al periodo pre-Covid. Quest’anno, invece, perderanno “solo” 1,2 miliardi». Un “solo” che pesa.
Tuttavia, i gestori sono «ottimisti». Perché se nell’ottobre dell’anno scorso regnavano l’incertezza e tanti timori, adesso la gente ha cambiato mentalità: ha voglia di uscire di casa e di riprendere le vecchie abitudini Ecco perché ristoranti e i bar sono presi d’assalto.
Una nota «positiva», invece, dicono da Epam, è «il ritorno della pausa pranzo»: milanesi e pendolari stanno tornando al lavoro in presenza e l’effetto sono - al di là degli irriducibili della schiscetta - le tavole calde e i bistrot affollati con le code per entrare. Il break per mangiare, secondo Confcommercio, «rappresenta il 25-30% del fatturato annuo dei pubblici esercizi».