Il Covid ha rialzato la testa. Milano e la Lombardia potrebbero retrocedere, domenica, dall’attuale fascia arancione alla zona rossa. Il che significherebbe la clausura per almeno 14 giorni, con tutto chiuso (scuola compresa di ogni ordine e grado) e autocertificazione per spostarsi. La decisione arriverà oggi dalla cabina di regia fra ministero della Salute e Regione.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi e componente del Cts regionale, cosa prevede?
«La prognosi sembra predestinata, perché i dati sull’andamento della pandemia, riferiti a settimana scorsa, giocano contro. E quelli più “freschi” non sono confortanti, anzi, fanno intendere che siamo sull’orlo del baratro: meglio attivare subito restrizioni più severe e limitare gli spostamenti, piuttosto che precipitare».
Quali parametri la preoccupano di più a Milano?
«L’Rt, l’indice di contagiosità, è sicuramente sopra l’1, fino a ieri vicino all’1,25; salgono poi i ricoveri per Covid e le terapie intensive sono oltre la soglia critica del 30%. Inoltre, la prima spia d’allarme che si è accesa è la risalita delle richieste di soccorso al 118».
Cos’è la spia d’allarme?
«Abbiamo imparato a considerare l’aumento di chiamate ad Areu, da parte di persone con problemi respiratori, come un dato sentinella: il segnale che, insieme agli accessi ai pronto soccorso, fa presagire che presto potremmo ritrovarci nei guai».
C’è da temere la terza ondata?
«Speriamo sia solo un’ondina e non un cavallone.
Potevamo fare uno sforzo in più?
«È come una maratona: a un certo punto c’è chi sente il bisogno di prendere fiato. Così è stato fatto durante le feste».
Però ora Milano potrebbe dover sopportare un altro stop.
«Il quadro è preoccupante, perché in più c’è la variante inglese del Covid e non abbiamo la contezza di quanti danni possa fare. S’aggiunge l’influenza, che non si è ancora manifestata, ma è in agguato. Le restrizioni sono inevitabili: la zona rossa è un tentativo per mitigare la malattia e non dare il colpo di grazia all’economia, ma in realtà servirebbe un lockdown puro, che è impossibile».
Quando uno spiraglio di luce in Lombardia?
«A maggio, se il piano vaccinale sarà rispettato immunizzando almeno 3 milioni di lombardi».
Lei la prima dose l’ha ricevuta. Ha avuto problemi?
«Solo un leggere dolore nella zona dell’iniezione. E lunedì mi attende il richiamo».