In alcuni casi il furto è avvenuto sotto le telecamere di sicurezza. Filmati di venti secondi, da quando i “cannibali” attaccano uno scooter parcheggiato a che escono dall’inquadratura portandosi via il “cuore” elettrico: le preziose batterie di ioni al litio. Sul mercato valgono mille euro al pezzo, loro le rivendevano a cento euro l’una al ricettatore. E lui le rimetteva sul mercato al prezzo pieno.
GLI ARRESTATI. La squadra mobile ha tirato le fila di una lunga indagine - iniziata nel 2020 - su una serie di furti di batterie, almeno 600. Tutti con una sola vittima: la compagnia francese di scooter sharing Cityscoot. Dodici persone, tutte italiane, sono state arrestate per associazione per delinquere per furto, ricettazione e riciclaggio. Tra loro ci sono due donne, di cui una, 26 anni, si occupava di rubare le batterie insieme al fratello, 21. I due capi, 32 e 34 anni, avevano già numerosi precedenti per furto, ricettazione e droga. Altre sette persone - i ricettatori - sono stati denunciati a piede libero: la Mobile ne ha individuati due a Milano, due a Rovigo, gli altri a Cerignola, Livorno e Benevento. Sono perlopiù titolari di attività commerciali specializzate nel settore dei veicoli elettrici.
I FURTI. Gli investigatori hanno ricostruito il puzzle dei furti denunciati dalla Cityscoot, risalendo fino al 2019: una ventina, quell’anno.
LE INDAGINI. Grazie alla mappatura dei furti, gli investigatori con appostamenti e telecamere sono riusciti a risalire ai primi ladri e poi al resto dell’organizzazione. Con grande perizia i “manovali” scassinavano in pochi secondi i blocchi batteria negli scooter (spesso non riuscendoci e danneggiandoli) ricavandone dall’interno le preziose celle al litio, pagate 20-30 euro ai ladri, che poi finivano per 100 euro ai ricettatori, che a loro volta le rivendevano rigenerate a chi ne utilizzava i componenti per bici elettriche, altri scooter e monopattini.