Milano, intervento salvavita record al Niguarda su un neonato prematuro

Milano, intervento salvavita record al Niguarda su un neonato prematuro
Milano, intervento salvavita record al Niguarda su un neonato prematuro
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Mercoledì 31 Marzo 2021, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 15:23

Un intervento record, perfettamente riuscito, al Niguarda di Milano. I medici sono riusciti infatti a correggere un'anomalia cardiaca congenita su un bambino nato prematuro che, alla nascita, pesava 1,1 chilogrammi.

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Nessun bambino così piccolo era mai stato operato in Italia. La tecnica scelta per l'intervento, che ha consentito di evitare l'apertura del torace, è quella del catetere miniaturizzato. A realizzare l'intervento una equipe composta da medici del Niguarda e del Policlinico di Milano.

La procedura utilizzata è stata la chiusura percutanea del dotto arterioso di Botallo sul cuore. Il dotto di Botallo è un vaso arterioso del cuore che spesso, nel neonato molto prematuro, non si chiude spontaneamente. Di solito si usa una terapia farmacologica ma in alcuni casi non funziona e serve l'intervento cardiochirurgico.

In questo caso è stato utilizzato un nuovo strumento che ha raggiunto l'arteria polmonare e il dotto tramite un catetere sottilissimo del diametro di uno spaghetto, inserito con una puntura dalla vena femora. «Una volta in sede, dal catetere è stato rilasciato un dispositivo auto-espandibile che è andato a tappare il dotto arterioso aperto - spiega Giuseppe Annoni, cardiologo del Niguarda - Dopo la nascita di solito, il dotto di Botallo si chiude ma se ciò non avviene possono insorgere complicazioni cardiache».

Nel 2019 il Niguarda è stato il primo centro italiano ad introdurre questa nuova metodica, utilizzata solo in pochi ospedali nel mondo. Da allora sono stati trattati 8 neonati provenienti anche da altre terapie intensive neonatali lombarde. L'operazione eseguita al Niguarda non ha presentato criticità e già dal giorno dopo il piccolo è tornato alla Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico per proseguire le sue cure. «Il bimbo ora sta bene - conclude Fabio Mosca, direttore della Terapia intensiva neonatale del Policlinico - e anche se lo attende ancora un lungo percorso, possiamo senz'altro dire che il peggio è passato».

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