Selva di dehors a Milano, ora serve l’ok della sovrintendenza

Selva di dehors a Milano, ora serve l’ok della sovrintendenza
di Simona Romanò
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:24

I tavolini all’aperto anti-Covid di bar e ristoranti sono destinati a moltiplicarsi con l’arrivo della seconda estate segnata dal virus. Ma, al contrario dell’anno scorso, la sovrintendenza è pronta alla stretta.

Dopo la proteste, raccolte da Leggo, di quattro comitati cittadini (Navigli, Lazzaretto, ProArcoSempione e Santagostino), che lamentano «una distesa selvaggia di dehors in ogni minimo spazio, sui marciapiedi, sulle aiuole, in mezzo a vie bandite alle auto e perfino davanti alle chiese», arriva qualche regola in più per evitare il liberi tutti. E così in undici aree storiche milanesi i tavoli e le sedie, che permettono di fare colazione, mangiare, “aperitivare” all’aria aperta per convivere meglio con il virus, dovranno ricevere l’ok dalle Belle Arti. Da Santa Maria delle Grazie a Sant’Alessandro, da Sant’Ambrogio alle Colonne di San Lorenzo, da piazza Scala a piazza Duomo, da piazza Castello-Foro Buonaparte all’Arco della Pace, da Cordusio ai giardini Sempione e Montanelli. Si eviterà l’invasione sui sagrati delle chiese, in preziose aree verdi, in zone di pregio che sono molto ambiti dai titolari dei locali.

Al di fuori di queste circoscritte aree, le concessioni potranno essere rilasciate senza autorizzazioni preventive della soprintendenza. Resta comunque il limite agli spazi occupati su marciapiedi e carreggiate per assicurare il passaggio dei pedoni e i posti auto, che tuttavia sono stati ridotti.

La questione è molto sentita: con lo scoppiare della primavera e dell’estate i ristoratori sperano proprio di puntare sui dehors per poter ripartire. Così com’è accaduto l’anno scorso. Anche nei mesi invernali - restrizioni permettendo - moltissimi clienti preferivano sedersi fuori dai locali. E con le temperature miti di questi giorni, complice la zona gialla, i tavoli imbanditi fuori dalle quattro mura sono quelli prenotati dalla clientela per un pranzo in sicurezza. I dehors hanno effettivamente contribuito a cambiare il volto di Milano all’indomani della prima ondata. Un nuovo modo di vivere la città. Le richieste di nuove concessioni non si sono mai fermate: basta dire che da gennaio a metà febbraio, il periodo più freddo e poco invitante per un panino all’aperto, sono state 152 le domande per nuovi dehors; un totale che ha ormai superato le 2700 unità.

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