Milano, ancora chiusi 9 hotel su 10: allarme Federalberghi

Milano, ancora chiusi 9 hotel su 10: allarme Federalberghi
di Simona Romanò
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Venerdì 19 Giugno 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:30
Hotel deserti, prenotazioni che non arrivano, nonostante la fine del lockdown. Stipendi a rischio, camere svendute a prezzi stracciati. È il dramma che sta vivendo il settore alberghiero milanese ai tempi del Covid: soltanto il 10 per cento dei 440 hotel in città ha riaperto il 3 giugno. Nove su dieci, quindi, sono ancora chiusi e non hanno intenzione di riprendere il servizio, perché non riescono a far fronte ai costi fissi. Si guarda a settembre.

Perfino molti di coloro che hanno provato a ripartire, con un slancio di entusiasmo, con la voglia di affrontare il periodo di convivenza con il virus, stanno pensando di richiudere, visto che i clienti non si vedono: il telefono alla reception non squilla, le luci sono tutte spente proprio per risparmiare, il rullare delle ruote dei trolley sul pavimento e il vociare al bancone dei bar sono ormai lontani ricordi. Nella Fase 3 dell’emergenza Covid, sul fronte degli hotel, è tutto è fermo: da quelli di lusso a due passi dal Duomo a quelli più economici lontani dalla Stazione Centrale.

Il comparto non riparte: finché i business men non ricominceranno le trasferte milanesi e i grandi eventi, fra fiere e kermesse, non saranno riprogrammati, gli albergatori resteranno in ginocchio.
Perché è il cosiddetto turismo d’affari e congressuale che li fa vivere tutto l’anno. Molto più dei turisti, anche extraeuropei, che sono in visita per piacere. In pericolo ci sono oltre 12mila dipendenti delle strutture ricettive, dai camerieri ai facchini, ai cuochi, ora in cassa integrazione. Ma l’incubo della chiusura permanente delle attività non fa dormire nessuno sonni tranquilli. I lavoranti stagionali, chiamati anche a giornata nel periodo di tutto esaurito, e quelli in appalto, come le donne delle pulizie, non hanno invece tutele: sono a casa senza stipendio. E per i prossimi mesi anche Federalberghi ammette di «non vedere segnali di ripresa».
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