Il suo sarà un concerto acustico: per scelta libera o obbligata dalle misure anti Covid?
«La scelta è un po’ obbligata. Nella situazione attuale è preferibile optare per soluzioni minimal anche sul palco. Prima che esplodesse il Covid avevo fatto un mese di prove con una band di 5 elementi, poi è saltato tutto».
Il bicchiere è comunque mezzo pieno?
«Il concerto acustico ha il suo perché. I pezzi dei Marta già in passato li ho suonati in versione chitarra e voce, e vengono fuori in maniera solida. Per la scaletta ho scelto quelli che amo di più e che fanno parte della mia storia, di cui sono fiero. Diverso è il discorso per Urlo gigante, che è un disco di matrice elettronica, quindi per il live è stato reinterpretato e riarrangiato. È stato fatto un lavoro di scavo e di ricerca finché non abbiamo trovato la soluzione giusta per rendere i brani al meglio, indipendentemente da come suonano sul disco. Alcune canzoni sono completamente diverse, forse più belle di come sono sull’album stesso».
Il pubblico seduto cambia tutto?
«È bello veder ballare le persone ma quando suoni chitarra e voce è anche difficile far scatenare la gente fino a quel punto. Mi dà un po’ più fastidio il pubblico distante dal palco 10 metri: fai fatica a vedere le facce, a capire se le persone stanno apprezzando o meno».
Suonare a Milano le dà un’emozione particolare?
«Sì, non vedo l’ora. È la mia città, da 16 anni vivo sui Navigli.
Ci saranno tanti amici, tutto avrà un sapore particolare».