Cominardi dell'Old Fashion: «Night in stile Casablanca: via la pista, spazio ai tavoli»

Cominardi dell'Old Fashion: «Night in stile Casablanca: via la pista, spazio ai tavoli»
di Simona Romanò
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Giovedì 18 Giugno 2020, 06:00
«Le discoteche sono pronte a reinventarsi. Riproponiamo lo stile del night club del film cult Casablanca, ovviamente in chiave moderna». Roberto Cominardi, presidente del Silb Milano (il sindacato italiano dei locali da ballo), titolare da 28 anni dell’Old Fashion, uno dei locali storici della notte milanese, si prepara a una nuova era: la discoteca ai tempi del Covid. Il decreto del governo nella Fase 3 ha rinviato le aperture al 14 luglio, lasciando però alle Regioni la possibilità di anticiparle. Ma la Lombardia è cauta a concedere l’ok alle 430 disco sul territorio, di cui 110 a Milano, che danno lavoro a cinquemila addetti. «Non siamo discotecari, ma imprenditori che offrono emozioni ai clienti e siamo l’unica alternativa alla movida caotica da strada», spiega Cominardi.
Cosa intende per movida da strada?
«Quella dei gruppi di ragazzi che si spostano da un locale all’altro fino a notte fonda. Nei weekend, a Milano, assistiamo a scene di movida alla spagnola con le persone che fanno serata in mezzo alle vie, sui marciapiedi, come accade appunto sulla Rambla di Barcellona. E ciò crea il caos».
Cosa cambierebbe se le discoteche fossero aperte?
«Tutto. Ma non riusciamo a essere parte attiva del sistema del divertimento, per frenare l’esplosione della movida a cielo aperto, di fatto sul suolo pubblico e sotto i balconi dei palazzi. Da noi, i clienti arrivano e rimangono senza peregrinare. Ora, erroneamente, siamo visti come reietti del virus».
Cosa intende?
«I nostri locali sono perfettamente in grado di far osservare le precauzioni anti-contagio, molto più dell’anarchia di una serata in piazza o di una festa improvvisata in casa».
Come devono cambiare le discoteche al tempo del Covid?
«Dobbiamo smantellare le piste da ballo per collocare dei tavoli, dove le persone e le compagnie stanno insieme, ascoltano la musica del dj, bevono un cocktail, fanno nuove conoscenze, ballicchiano vicino ai tavolini. Si torna a un dancing stile anni ’50, ’60 quando la moda era quella del night club».
Racconti.
«Una convivialità più ristretta, ma sempre piacevole. E se vogliamo anche più elegante: perché i ragazzi che si scatenano in pista sono soliti vestirsi in modo comodo. Così possono permettersi un abbigliamento più sofisticato. Per ora, quindi, mettiamo da parte la febbre del sabato sera, ma ripartiamo. È un controsenso lasciarci chiusi».
Perché?
«I quartieri del divertimento notturno sono invasi da persone che si ammassano. È meglio aprire una discoteca che per lavoro fa divertire in sicurezza la gente. Siamo anche preoccupati che riprenda un’abitudine pericolosa: il temibile pendolarismo notturno dei giovani verso le regioni che da domani aprono le disco, il Veneto con Iesolo e l’Emilia Romagna con Rimini e Riccione. E ciò potrebbe significare la ripresa delle stragi del sabato sera, quando negli ultimi anni si è visto un calo di vittime».
L’Old Fashion ha riaperto in versione lounge bar. Com’è andata?
«Riscaldiamo i motori, ma non è la ripartenza».
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