Coca, cavalli e mascherine: colpo ai narcos di “Genny”, 24 arrresti

Coca, cavalli e mascherine: colpo ai narcos di “Genny”, 24 arrresti
di Salvatore Garzillo
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Mercoledì 10 Febbraio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:40

Lo chiamavano Genny Savastano, come il personaggio di Gomorra che non ha paura di niente. In realtà Euprepio Carbone, il 34enne a capo dell’organizzazione al centro dell’indagine “Lockdown”, era spaventato solo da una cosa: che il Covid bloccasse per troppo tempo lo spaccio. «Speriamo che questa cosa qua finisce perché se no qua siamo tutti nella m... se non finisce ‘sto virus», diceva in un’intercettazione finita nell’indagine del commissariato Comasina.

Grazie al lavoro sul campo e alle dichiarazioni di alcuni collaboratori, i poliziotti hanno capito che i pusher non si sono mai fermati davvero, neppure durante nei mesi in cui l’Italia è andata in letargo. Al massimo hanno rallentato la vendita. Per aggirare i divieti le hanno pensate tutte, hanno messo le dosi di cocaina nelle confezioni di Vivin C, le hanno chiamate “lampadine” per non destare sospetti nei messaggi, hanno perfino fatto credito, una cosa davvero rara nel mondo dello spaccio al minuto. Nonostante ciò, ad aprile, lo stesso Carbone/Savastano ha dovuto dire ad alcuni clienti che bisognava «attendere fino a domani a causa dei rallentamenti creati dal Covid» e che al momento aveva solo «disponibilità di quello brutto», riferendosi all’hashish.

L’indagine coordinata dal pm Francesca Crupi ha evidenziato tre livelli che lavoravano in collaborazione. C’era il gruppo di albanesi, che dall’11 febbraio al primo marzo hanno rifornito Carbone di cocaina.

C’era quello di Cormano guidato da “Savastano” e quello di Rozzano. Una triangolazione che si avvaleva anche «della vicinanza a note famiglie criminali quali i Pompeo e i Flachi», entrambe già coinvolte in inchieste sulla ‘ndrangheta. In totale, nell’ordinanza firmata dal gip Guido Salvini, sono 24 le persone arrestate a vario titolo. Nel provvedimento si parla spesso di cavalli, in senso lato (i pusher) e letteralmente con riferimento a un maneggio che la banda aveva rilevato investendo i soldi della droga. Tanti soldi. Sono oltre 400mila euro i contanti sequestrati nel corso dei mesi. E quando mancavano i contanti gli spacciatori si accontentavano di altri beni di prima necessità come mascherine e gel.

Tra i tanti passaggi di ordinario squallore di questo piccolo romanzo criminale di Comasina, merita infatti un posto d’onore l’episodio dell’infermiere che in cambio dello sconto su un grammo di cocaina ha portato a Carbone «una serie di prodotti sanitari di difficile reperibilità, considerata l’emergenza Coronavirus». «Ho smontato dalla notte (...) queste sono quelle chirurgiche e queste FP3 (...) questa è l’amuchina (...) fanne quello che vuoi! Questo è disinfettante chirurgico, costa un botto di soldi - diceva il sanitario intercettato - Le mascherine quando ne ha ancora di più te le do senza problemi».

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