«Io multato per un'etichetta del casco scucita: multa, cinque punti della patente e niente moto per 60 giorni»

La Lettera sfogo di un lettore: «Io multato per un'etichetta del casco scucita»
La Lettera sfogo di un lettore: «Io multato per un'etichetta del casco scucita»
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Mercoledì 12 Agosto 2020, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 19:18
Siamo a Milano, è quasi mezzanotte. Un nostro lettore, Paolo Ottaviani, si dirige in motorino verso il lavoro. Fa il barista, ne avrà almeno fino alle 3 di notte. Non proprio il lavoro più comodo del mondo. Paolo ha inviato  una lettera a Leggo per raccontare un episodio avvenuto qualche giorno fa. Un incontro con una pattuglia della polizia municipale di Milano. Inflessibile, nel fare il proprio lavoro. Tanto è vero che, proprio all'inizio del suo racconto, Paolo fa una premessa, onesta: sono colpevole. 

Ma cosa è successo? Paolo scive: “Lo dico subito, sono colpevole. O meglio, la cucitura del mio casco è più colpevole, io sono stato distratto, e lei è volata via. Colpevole di distrazione, ma la legge non ammette ignoranza, si sa”.

Poi Paolo entra nella descrizione di quanto accaduto: “Domenica nove Agosto, Milano via Solferino, ore 23.30, sono in scooter, vado a lavorare al bar che chiude alle 3. Posto di blocco della polizia locale. Mi indicano di fermarmi a sinistra, mi fermo per comodità sul passo carraio a destra». 

«Patente, libretto. Ce li ho! è un po'come quando a scuola ti interrogavano e quel giorno avevi studiato: bello contento mostro le carte».

Poi la richista che Paolo non si aspettava, e che trasforma quell'"interrogazione", in cui pensava di prendere un bel voto, in un piccolo incubo.

«"Faccia vedere il casco".
"Prego" 
"Ah, ma qui manca l'etichetta!" Si avvicina un altro agente e dice che va bene, forse si basa sul fatto che l' etichetta con il logo Cee in effetti non c'è, ma vi è un rimasuglio, probabilmente si è scucita, e ha lasciato un paio di lembi come ricordo. Non basta


Sembra il classico clichè: il poliziotto buono e il poliziotto cattivo. 

«L'agente, il primo, col grado di sovrintendente, ripete un paio di volte che manca l'etichetta, io non so che farci, proprio non consideravo l'etichetta, non so quando ha deciso di abbandonarmi, non ho soluzioni.
"Magari l'ha scucita, qualcuno lo fa", ipotizza.

Domando all'agente se crede che a 46 anni (i miei anni) sembri logico immaginarmi scucire le etichette: "non lo so". Eddai. "No, forse no".

Paolo nella missiva racconta la sua difesa. Cosa risponde all'accusa dell'agente: 

«"L'ho comprato in viale Tunisia! tutti conoscono il negozio di viale Tunisia!"
Vengo gelato con: "potrebbe essere falso".
»

Ma per Paolo non c'è niente da fare, implacabile arriva la sentenza.

«C'è il blocco del mezzo per 60gg , una cinquantina di Euro di multa e 5 punti decurtati dalla patente»

Paolo ci pone e si pone una domanda

Mi domando, ma non ho il coraggio di chiederlo ai tre agenti, se per caso conducessi un auto con degli occhiali da sole comprati al mercato, diciamo, magari  contraffatti, anche in quel caso mi ritirerebbero il mezzo? Comunque di lavoro vendo gin tonic, meglio non mi faccia certe domande.


«Mi risvegliano dal mio shock comunicandomi che posso condurre il mezzo a casa, dove sosterà fino a ottobre, perchè ho un secondo casco -ben etichettato- nel sottosella. oh una bella notizia. mi scusi ma... immaginerete già quello che stavo per chiedere..."no, conta quello con cui guidava. punto." perció 60 giorni scooter in quarantena, 5 punti e multa di 50 euro se pago entro cinque giorni».

Paolo racconta la sua amarezza
«Non ho più niente da dire, nemmeno al servizio militare mi sentivo così, forse qualcosa di simile durante i primi giorni nel collegio gestito dai preti». 

Il nostro lettore ci tiene a chiarire:

«Non contesto la pena, se la legge dice questo, e la maledetta etichetta è volata via, che devo fà? 
Mi chiedo peró se è corretto determinare che il casco non sia omologato (e comminare pene) anche se vi è traccia di cuciture. anche se ho mostrato la pagina internet dell'azienda che lo produce. amzi se sul casco c'è il marchio di fabbrica ben stampato».


Infine, la chiosa, amara.

«Mi chiedo se sia il caso di scomodare qualcuno per una perizia, mi chiedo se Milano sia ancora amica, se in viale Tunisia il mio rivenditore di fiducia sia un taroccatore di caschiÈ il nove di agosto e domani c'è da andare a vedere le stelle cadenti. In monopattino».
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