Le ragazze violentate sul treno e alla stazione tra Varese e Milano: «Urlavamo ma nessuno ci ha aiutato»

Le ragazze stuprate sul treno e alla stazione: «Urlavamo ma nessuno ci ha aiutato»
Le ragazze stuprate sul treno e alla stazione: «Urlavamo ma nessuno ci ha aiutato»
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Martedì 7 Dicembre 2021, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 15:03

Il peggiore degli incubi che diventa realtà, nell'indifferenza generale. Le due ragazze violentate su un treno e alla stazione di Vedano Olona (Varese) nella tarda serata di venerdì scorso oggi raccontano: «Urlavamo, ma nessuno ci ha aiutato».

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Per le due violenze sessuali, una riuscita e una tentata, sono stati arrestati due giovani: si tratta di Gregory Anthony Fusi Mantegazza, 21enne italiano, e di Hamza Elayar, 27enne marocchino irregolare in Italia. Oggi le due ragazze, entrambe ventenni, raccontano quei momenti drammatici, senza che nessuno intervenisse per aiutarle. «Quando mi sono resa conto che non sarei riuscita a liberarmi, approfittando della fermata del treno, ho detto a quell'uomo che mi teneva di stare calmo e che lo avrei seguito e saremmo andati dove voleva, purché la smettesse» - racconta al Corriere della Sera una delle vittime, una ragazza di 21 anni - «Tenendomi le mani strette, siamo scesi dalle scale.

Speravo di attirare l'attenzione dei passanti per chiedere aiuto e alla fermata precedente ricordavo di aver visto il controllore, speravo di trovarlo. C'erano poche persone, ma nessuno è intervenuto: sono andati tutti oltre e il controllore era troppo lontano».

Dopo la prima violenza, i due giovani arrestati si sono dileguati e, pochi minuti dopo, alla stazione di Vedano Olona, puntano un'altra ventenne. Che ora racconta: «Si sono avvicinati e ho provato a respingerli, mi sono aggrappata alla porta nel tentativo di fuggire e ho cercato di aprirla, urlando. Sono riuscita ad aprirla abbastanza per farmi sentire, c'era un uomo che stava arrivando verso la stazione ma ha tirato dritto. A quell'uomo non è importato nulla di ciò che mi stava accadendo, anche se urlavo e mi divincolavo, non è entrato nemmeno nella sala d'attesa. A quel punto il mio aggressore si è diretto verso l'amico, io sono corsa per uscire dalla stazione e chiamare il 112».

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