Covid, dall'ospedale alla giro del Lago di Garda a nuoto: l'impresa di Camillo, 76 anni, che vuole lasciarsi alle spalle il virus

Camillo Carlucci, a nuoto nel lago di Garda dopo il covid
Camillo Carlucci, a nuoto nel lago di Garda dopo il covid
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Giovedì 29 Luglio 2021, 14:02

Camillo Carlucci attraversa a nuoto il Lago di Garda dopo aver sconfitto il coronavirus. Dal letto numero 34 del reparto Covid-19 alla traversata del Garda a nuoto. 140 chilometri in 14 tappe, 5 ore in acqua ogni giorno, per dimostrare che si può ripartire dalle esperienze negative.

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Lo psichiatra di Trento, ma bresciano di adozione, è partito da Malcesine per il suo progetto «Rarus natator» che lo porterà ad affontare un giro completo delle coste del Garda. Un periplo impegnativo all'età di 76 anni, con l'obiettivo di portare, tappa dopo tappa, «una testimonianza delle potenzialità dell’invecchiamento attivo secondo l’approccio della psicologia positiva, dimostrando concretamente il potere del nuoto. Che ha un forte impatto sul benessere psicofisico a ogni età».

L’idea della traversa, ha dichiarato nei giorni scorsi, è maturata all’indomani della guarigione dalla polmonite da coronavirus. Un contagio avvenuto, spiega, durante le visite mediche a casa di amici malati: «Non me la sentivo di abbandonarli, nonostante in quel periodo fosse impossibile trovare dispositivi di protezione come mascherine e camici. Così mi sono ammalato anche io. Sono stato portato prima al Triage dell’ospedale Civile, poi nel reparto per malati Covid allestito in un capannone. Sono rimasto lì un paio di giorni poi ho chiesto di essere trasferito a casa. Sono rimasto in quarantena per oltre un mese, un lungo periodo durante il quale mi sono confrontato con la morte.

Da medico la fantasia galoppa veloce, sapevo a cosa sarei potuto andare incontro». 

Dopo la guarigione, spiega, è arrivato il momento di fare i conti con i postumi del trauma: «Si può reagire all’angoscia della morte subendola, facendosi prendere dall’ansia e dalla depressione, oppure cercando di reagire

Così ha deciso di reagire e ha deciso di dare vita al progetto Rarus natator e oggi è iniziata la sua avventura nelle acque del Garda. Camillo ha dichiarato, a Tgcom24, di essersi sentito molto bene e avrebbe voluto continuare, ma la figlia Charlotte nonché preparatrice atletica gli ha suggerito di terminare. «L'idea di questa impresa è nata in un momento molto brutto, perché ammalandomi di Covid ho visto la morte in faccia. Era il 20 marzo 2020 quando ero il numero 34 sotto il tendone degli Spedali civili di Brescia. Ho provato angoscia anche nel post ricovero: io psichiatra ero vittima del disturbo post-traumatico da stress. Non dovevo farlo diventare cronico e ho pensato che desiderare di compiere un'impresa alla mia età mi avrebbe fatto sentire vivo. Così, durante la quarantena, ho progettato questo periplo, allenandomi a casa, perché non volevo solo superare un trauma ma tornare diverso, un altro Camillo. E con le prime bracciate devo dire che ho potuto staccare dal mondo e dal lavoro». 

«Il messaggio che volgio lanciare? Voglio far capire che è importante tornare a vivere e fare sport, dopo il Covid. E soprattutto mi rivolgo ai miei coetanei. Li aspetto, con tanti altri giovani e adulti, l'anno prossimo, per il periplo di gruppo che organizzerò».

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