Covid, Galli lancia l'allarme Milano: «Non è come marzo-aprile, ma rischiamo di tornarci»

Covid, Galli lancia l'allarme Milano: «Non è come marzo-aprile, ma rischiamo di tornarci»
Covid, Galli lancia l'allarme Milano: «Non è come marzo-aprile, ma rischiamo di tornarci»
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 20:31

L'aumento dei nuovi positivi in Italia fa paura soprattutto in Lombardia, in particolar modo a Milano, città che vede tornare l'incubo del coronavirus dopo che nella scorsa primavera tutta la zona (in particolare Bergamo) ha sofferto per l'emergenza, con migliaia di vittime. L'infettivologo Massimo Galli, ospite di Timeline su SkyTg24, ha lanciato l'allarme: «Milano è già abbastanza sotto pressione, rispetto ad altre aree che sono state più colpite all'inizio dell'epidemia e ora lo sono meno», le sue parole.

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Oggi 39 morti e 4.619 casi in più

Il primario di malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano ha parlato dell'aumento dei ricoveri di pazienti con Covid-19 e della situazione degli ospedali lombardi. «È ora di fare più tamponi, da più parti e in maniera più ampia», ha aggiunto. «Mi auguro che arrivi presto la possibilità di utilizzare i test salivari». «La situazione non è quella di marzo, né quella di aprile, ma è allarmante», ha aggiunto parlando ancora di Milano.

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«Posso essere condizionato - ammette - dal lavorare in un luogo che è la prima retrovia dell'epidemia, dove i malati arrivano prima e sono più gravi. Ma l'ultima settimana è indicativa di qualcosa che non va come vorremmo, e ancor di più gli ultimi giorni». «Ripeto, non siamo nella situazione di marzo o aprile, e mi auguro che non ci torneremo, ma per non tornarci bisogna prendere atto di una situazione su cui bisogna intervenire», rimarca. 

"NON HA SENSO REGOLE A SCUOLA E NON NELLO SPORT" «Non ha molto senso che a scuola si rispettino norme rigorose per poi avere le attività sportive del pomeriggio in cui queste norme non vengono seguite o non vengono seguite perfettamente», ha aggiunto Galli commentando lo stop alle attività sportive dilettantistiche che prevedano un contatto fisico. Poco prima Galli aveva citato il caso dei contagi nel campionato di calcio di serie A: «C'è stata una chiara epidemia in una squadra di calcio di serie A, con parecchie persone colpite, e che fa pensare che questa cosa possa essere avvenuta all'aperto, non soltanto al chiuso, ma non lo potrà mai accertare nessuno», ha spiegato.

«Mi rendo ben conto che togliere il calcetto ai bambini e anche a molti genitori, non giovanissimi, è togliere gioia e un momento di contatto importante. Credo che le cose vadano valutate bene, tenendo conto della situazione». «Tutta quest'estate ci siamo voluti illudere che fosse finita, tranne poche Cassandra come il sottoscritto, ma non era finito affatto - ha aggiunto - Quest'estate abbiamo rimescolato le carte e ora stiamo pagando dazio. Le nuove infezioni riscontrate sono in aree importanti del Centro-Sud che nella grande ondata iniziale sono state piuttosto risparmiate. Mi auguro non ci si ritorni alle condizioni di marzo, ma per non tornarci credo che diventi indispensabile prendere atto di una situazione che deve trovare dei correttivi e che deve essere arginata».

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