Coronavirus, test sierologico ai dipendenti Atm a Milano: «Il 7,7% positivo agli anticorpi»

Coronavirus, test sierologico ai dipendenti Atm a Milano: «Il 7,7% positivo agli anticorpi»
Coronavirus, test sierologico ai dipendenti Atm a Milano: «Il 7,7% positivo agli anticorpi»
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Venerdì 24 Luglio 2020, 13:46
Dai test sierologici sui dipendenti dell'Atm, l'Azienda Trasporti di Milano, è risultato che il 7,7% ha avuto a che fare con il coronavirus. I lavoratori, infatti, sono risultati positivi agli anticorpi contro Sars-CoV-2 nello studio condotto a maggio - all'inizio della fase 2 dell'emergenza Covid-19 - per conto del Comune di Milano su 1.852 dipendenti Atm che si sono sottoposti volontariamente al test. 

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Dalla ricerca, coordinata dall'infettivologo Massimo Galli dell'ospedale Sacco e dell'università Statale di Milano, è emersa una differenza significativa della positività nelle diverse fasce d'età: sono entrati in contatto con il nuovo coronavirus il 5,7% degli under 45 e il 9,8% degli over 45. Il 35,2% dei partecipanti positivi agli anticorpi non ha riferito alcun sintomo Covid-compatibile nei mesi precedenti al test.

Lo studio - ricordano dall'ateneo Statale meneghino - è stato disegnato e coordinato dalla Clinica delle Malattie infettive del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche (Dibic) 'Luigi Sacco' dell'università degli Studi di Milano in collaborazione con Atm, l'ambulatorio Resnati dell'ospedale San Raffaele e il Comune di Milano. La ricerca è stata autorizzata dal Comitato etico di UniMi.

«I partecipanti all'indagine - fanno sapere i promotori del progetto - sono stati prevalentemente conducenti dei mezzi di superficie, rimasti in attività durante tutta la prima fase epidemica. L'età dei volontari era compresa fra 36 e 51 anni. Su 1.852 partecipanti, i positivi agli anticorpi Igg anti Sars-Cov-2 al test immunocromatografico sono stati 142; delle 100 volontarie donne, sono risultate positive 9. Sui 142 positivi, 50 hanno contratto Covid-19 restando asintomatici. Lo studio prevedeva che venissero effettuati tamponi in tutti i positivi agli anticorpi anti-coronavirus, in tutti coloro che riferissero di avere avuto sintomi compatibili e in un campione scelto a caso degli altri partecipanti. Dei 374 lavoratori sottoposti a tampone naso-faringeo per la ricerca del genoma virale, dunque, solo 4 (1,07%) sono risultati positivi e quindi ancora portatori di un'infezione attiva.

«La prevalenza riscontrata - commenta Galli - è simile a quella osservata nei donatori di sangue di un grande ospedale milanese prelevati nella settimana tra il 30 marzo e il 7 aprile, e riflette probabilmente quanto accaduto, in termini di contagio, nell'area metropolitana di Milano durante la fase di maggior impatto dell'epidemia. La percentuale di persone che si sono infettate senza manifestare sintomi risulta elevata - osserva ancora l'esperto - come abbiamo già riscontrato in alcuni comuni lombardi, dove la percentuale di positivi agli anticorpi senza aver presentato sintomi compatibili con Covid-19 si è sempre attestata oltre al 30%».

«Nonostante l'età di tutti i partecipanti fosse compresa nell'arco di una quindicina d'anni, tra i 36 e i 51 - fa notare l'infettivologo - i lavoratori sotto i 45 anni si sono infettati meno degli altri. Questo dato, in assenza di altre spiegazioni, depone per un incremento della suscettibilità all'infezione in relazione all'età, come abbiamo osservato anche in Castiglione d'Adda. Il limitato numero di tamponi risultati positivi - conclude Galli - suggerisce che a maggio, quando lo studio ha avuto inizio, l'epidemia fosse già in declino per effetto del lockdown». «La conoscenza dello stato sierologico dei conducenti potrà essere d'aiuto nella rilevazione, mediante ripetizione periodica del test, dell'eventuale ricomparsa dell'infezione in questo gruppo di lavoratori», concludono i ricercatori. 
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