Lombardia rossa per errore, la rabbia di Galli: «Mi cadono le braccia. Siamo al limite del masochismo»

Caso Lombardia, la rabbia di Galli: «Mi cadono le braccia. Siamo al limite del masochismo»
Caso Lombardia, la rabbia di Galli: «Mi cadono le braccia. Siamo al limite del masochismo»
5 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Gennaio 2021, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 16:12

Sta facendo discutere ormai da qualche giorno la polemica tra il Governo e la Regione Lombardia sull'errore di calcolo dei dati per l'indice di contagio Rt. Un errore che ha portato per sbaglio la Lombardia stessa a diventare zona rossa anziché arancione: e Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano e docente all'università Statale del capoluogo lombardo, stamattina ospite di Agorà su Rai3, non le ha mandate a dire. «Mi sono cadute le braccia. Certe cose sono al limite del masochismo. E con questo credo di aver detto tutto», il suo commento.

Nonostante i ritardi dovuti alle mancate consegne dei vaccini, «l'ottimismo della volontà ci dice che dobbiamo darci da fare, sapendo molto bene che più lenti saremo più rischi correremo», ha aggiunto Galli.

Per quanto riguarda le forniture di vaccini, ricorda, «è anche una questione di mercato. L'Unione europea ha avuto garanzie di avere una grande quantità di vaccino a determinate condizioni. Adesso c'è mezzo mondo, anche parte del mondo emergente, che probabilmente sta offrendo di più, come fanno presupporre le indiscrezioni giornalistiche».

Più in generale, ha aggiunto l'infettivologo, «ci si poteva aspettare che gli impianti delle grandi aziende farmaceutiche potessero non essere in grado di rispondere con la velocità voluta. Forse poteva essere pensata prima qualche soluzione per moltiplicare impianti e poter produrre vaccini anche altrove. Ma tutto è accaduto in tempo molto breve e queste cose non sono state fatte», ha concluso.

"Vaccini in ritardo? Necessarie restrizioni"

«Senza vaccini siamo esposti a un contagio che galoppa e varia in tutta Europa. Si devono mantenere le restrizioni fino a che non si sarà sicuri di essere usciti dalla tempesta. Ogni minima debolezza potrebbe costarci una terza ondata. Già così, con il ritardo dei vaccini, l'inverno, le varianti, e il virus che circola dentro e fuori i confini, è un rischio, se non probabile, certamente possibile», ha detto Galli in un'intervista al quotidiano La Stampa. «Bisognerà mantenere le misure fino a chiarire l'andamento della curva - aggiunge Galli - che resta incerto ma sempre in crescita».

«Le misure natalizie hanno avuto un discreto effetto, ma non sono bastate a far calare i contagi, che potrebbero impennarsi in qualsiasi momento anche per immagini dall'estero. Basta guardare all'estero per capire che non c'è da stare tranquilli. Il rischio di importazione del virus è forte, e più si allungano i tempi della vaccinazione più aumentano le possibilità di avere nuove varianti. Inutile illudere la gente, la situazione non è tragica, ma in attesa dei vaccini bisogna ricordare che l'attenzione di ognuno di noi ai propri comportamenti è la migliore arma di difesa individuale e collettiva dalla pandemia».

«È meglio lasciare chiuse le scuole, dice ancora,» perché non è vero che non sono un problema, se non altro per i movimenti che generano. Ogni tipo di assembramento in qualsiasi luogo e con persone di qualsiasi età va rimandato. E sia chiaro che da persona qualunque sarei il primo a volere riaprire tutto, ma da infettivologo so che non ce lo possiamo permettere. Se riuscissimo ad accelerare la campagna vaccinale e ad aumentare test e tracciamento, entro qualche mese si potrebbero alleggerire le misure o applicarle in maniera mirata, ma non mi pare che ci siano novità incoraggianti su queste frontiere».

«Sui vaccini aspettiamo i quantitativi necessari per la popolazione e sui tamponi siamo fermi come sempre. La speranza è che nel giro di qualche settimana la campagna vaccinale vada a regime, ma se faccio i conti con i ritmi attuali si finirebbe ben oltre il 2021. E ora ci rivolgiamo a medici, infermieri e Rsa, dunque a persone tutto sommato rintracciabili e convinte. Non so cosa accadrà quando si dovrà vaccinare l'Italia intera fuori dagli ospedali, con eventuali ulteriori ritardi delle forniture e il rischio di varianti che costringano a modificare i vaccini».

«Prima o poi - conclude l'infettivologo - bisognerà ammettere vaccini che non ce n'è per tutti e subito. In Italia ci sono 2 milioni di guariti che non sanno di essere stati contagiati e altrettanti che lo sanno. Almeno i secondi potrebbero aspettare qualche mese, quando, avviata la campagna vaccinale e scoperto di più sull'immunità, si potrà rivalutarli. Teniamo conto che una seconda infezione è improbabile e comunque non grave. Appena i vaccini arriveranno bisognerà usarli prioritariamente per anziani e malati. Sarebbe un bel regalo di Pasqua per poi proseguire con i 60-70enni, così da proteggere entro l'estate le fasce più a rischio di sviluppare la forma grave della malattia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA