Milano, finge di avere un cancro per sottrarre 400mila euro alla compagna conosciuta su internet

Finge di avere un cancro per sottrarre 400mila euro alla compagna conosciuta su internet
Finge di avere un cancro per sottrarre 400mila euro alla compagna conosciuta su internet
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Martedì 26 Novembre 2019, 17:22 - Ultimo aggiornamento: 17:30

Ha finto di avere un cancro per farsi dare 400mila euro, approfittando del fatto che la sua nuova compagna fosse parecchio benestante: è una storia, avvenuta a Milano e raccontata dal Corriere della Sera, che ha davvero dell’incredibile. La donna avrebbe conosciuto su internet la futura partner, una manager di successo, nel 2014, e le due avrebbero iniziato una relazione.

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Dapprima la donna si era finta malata terminala e bisognosa di cure molto costose, poi aveva inscenato una fecondazione assistita per cure staminali: tutto falso però. Rimasta poi incinta, aveva poi fatto riconoscere il bimbo, il suo quarto figlio, alla fidanzata. In tutto la presunta truffatrice avrebbe chiesto una cifra vicina ai 400mila euro alla compagna.

L’inchiesta è finita con il rinvio a giudizio della donna: le autorità stanno valutando anche se è adatta a fare la mamma, non solo per quanto riguarda l’ultimo figlio piccolo ma anche degli altri tre. Quanto è successo risale al 2015, quando la donna raccontò alla partner conosciuta in chat di essere affetta da un tumore e in cura in una clinica svizzera.

COSA E' ACCADUTO Qui inizia l’incredibile storia: la presunta malata afferma di non volere visite, ma anche di non avere soldi per le terapie. Così la manager inizia a versarle denaro, convinta anche da alcune mail dei medici che le dicono di non aiutarla abbastanza (mail ovviamente finte). Nell’estate 2018 racconta poi di avere solo 10 mesi di vita e che solo una gravidanza con fecondazione assistita può salvarla, grazie alle staminali.

La manager continua allora a versarle denaro, ma non solo: con la paura che quel bambino che la donna porta in grembo possa restare senza una madre, accetta anche di riconoscerlo, nell’ambito di un progetto genitoriale comune. Ma dopo la nascita del bimbo, l’ammissione: il suo bisogno di soldi non era per alcuna malattia, ma per una condanna per appropriazione indebita. Da qui l’inchiesta e ora il rinvio a giudizio.

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