Emergenza smog a Milano: stop caldaie a gasolio, a partire dalle case popolari

Emergenza smog a Milano: stop caldaie a gasolio, a partire dalle case popolari
di Simona Romanò
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 09:50

Un tesoretto di 22 milioni di euro a disposizione dei milanesi per sostituire le caldaie a gasolio, coibentare gli edifici, rifare tetti e pareti verdi della propria casa. E 130 condomini privati ne hanno già beneficiato. Ma Palazzo Marino ha messo in primo piano la conversione delle case popolari di MM. Qui il grosso del lavoro è stato fatto: gli impianti ammodernizzati sono 120; ne restano da cambiare solo 14 entro l'autunno 2020. Prossimi obiettivi gli edifici pubblici, le scuole e gli uffici.

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Così il Comune ha ingaggiato - già dal 2017 ad oggi - la guerra agli impianti di riscaldamento vecchi che sono una della cause dell'emergenza smog. Quell'emergenza che sta soffocando Milano in questi giorni (anche se i valori ieri sono scesi sotto la soglia di allerta) ha spinto lo stesso sindaco Giuseppe Sala a ribadire che «tutte le caldaie a gasolio di edifici pubblici e privati saranno fuorilegge dall'inverno 2023». Non è un argomento affrontato solo nell'emergenza inquinamento, dato che l'amministrazione si è già portata avanti. A spiegarlo è l'assessore alla Mobilità Marco Granelli: «Sui riscaldamenti domestici quella del Comune è una politica di incentivi veri, concreti e non una salsa demagogica», attacca.

Entrando poi nel dettaglio: «Questo ha consentito di erogare già più di 4,7 milioni di euro a 130 caseggiati di edilizia privata per migliorare le prestazioni della propria casa, cambiando la caldaia da gasolio a metano oppure a teleriscaldamento o pompe di calore o pannelli solari. Ma anche mettendo il cappotto al palazzo, piuttosto che tetti verdi o adottando un impianto fotovoltaico». Ogni progetto, correttamente depositato, riceve contributi a fondo perduto tra il 5 e il 35 per cento dell'intera spesa, oltre alle detrazioni fiscali dello Stato sulla quota restante. E si andrà avanti di questo passo. «Perché è nostra sana abitudine ambrosiana rimboccarci le maniche nell'interesse dei cittadini e fare», conclude Granelli.
 

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