Musei, Del Corno: «Un’apertura parziale è inutile, anzi dannosa. Aspettiamo marzo»

Musei, Del Corno: «Un’apertura parziale è inutile, anzi dannosa. Aspettiamo marzo»
di Giovanni Migone
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 06:00

«Se devo essere sincero non cambia nulla. Anzi, le cose cambiano in peggio». L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno non è mai stato un amante dei giri di parole. E anche sulla zona gialla in Lombardia, che da oggi consente la riapertura dei musei nei giorni feriali, va dritto al punto. «Siamo di fronte a una burocratica e interstiziale possibilità di riaprire i musei, tra l’altro in maniera del tutto inutile perché solo nei giorni feriali. Se si pensa che questo sia riaprire i servizi culturali, non è così».

Che cosa servirebbe?

«Da quattro mesi chiedo un calendario nazionale di riapertura degli istituti della cultura che non sia reversibile. Serve un’apertura che non comporti possibilità di una nuova chiusura, ma che apra musei, cinema e teatri per sempre. A meno che, ovviamente, non si verifichino condizioni drammatiche di diffusione epidemica».

Intanto però i musei possono riaprire.

«Non riesco a capire in che mondo viva chi è entusiasta per questa apertura dei musei. Se il 15 febbraio torniamo in fascia arancione, cosa succede? Spenderemmo risorse e energie per un’apertura di due settimane. Questo non è il modo corretto per pensare ai problemi culturali. Anche se dirlo mi costa dal punto di vista politico e personale, questa visione è molto miope. Per me i musei devono riaprire 7 giorni su 7 e soprattutto nei giorni festivi per i lavoratori e le loro famiglie, come prevede la Costituzione. Serve una campagna di comunicazione che veda l’intero Paese mobilitato a sostenere un’apertura fondata su un principio di irreversibilità. Invece assistiamo a un’apertura parziale, provvisoria, incerta e destinata probabilmente ad essere seguita da nuove chiusure in nuove zone arancioni.

Noi, da Milano, facciamo bene a proporre un modello diverso».

Qual è questo modello?

«La prima settimana di marzo ci sarà un’apertura di tutto il sistema museale cittadino, con una piattaforma di comunicazione ad hoc e ogni museo avrà un’iniziativa speciale di accoglienza invito ai visitatori. Perché se diciamo che i musei sono aperti, non è che automaticamente i visitatori arrivano. Anzi, non viene nessuno. Se aprissi tutti i musei di Milano, le assicuro che mi troverei alle 18 di domani con poche decine di visitatori. Non ha senso».

Nel frattempo che cosa succede?

«Da qui a marzo, siccome la legge lo permette, ci saranno riaperture che saranno inevitabilmente sperimentali, provvisorie e condizionate da una determinazione assurda come quella dell’apertura nei soli giorni feriali. Aperture per me inutili e controproducenti, ma che almeno ci permetteranno di sperimentare ancora i protocolli di sicurezza».

Qual è il suo appello?

«Non mi appello al governo perché è sempre un po’ retorico farlo e in questo momento è complicato. Mi appello alla coscienza civile del Paese. Se riteniamo che la partecipazione culturale sia un fondamento cruciale per la comunità, allora quella a cui assistiamo non è in nessun modo una proposta. Noi dovremmo lottare ogni giorno affinché i luoghi della cultura aprano le loro porte, nel rispetto delle norme sanitarie, ma in forma accessibile a tutti e senza il rischio di un’immediata chiusura qualora cambi la fascia di rischio».

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