Nel primo incontro con gli inquirenti, il 57enne Alessandro Maja, architetto e imprenditore che ha massacrato a martellate la moglie Stefania (56 anni) e la figlia Giulia (16 anni), lasciando in fin di vita il figlio Nicolò, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Eppure, durante il trasporto dall’ospedale (dov’era ricoverato per le lievi ferite che si era inferto) al carcere di Monza, ha parlato, fra il delirio e le lacrime.
In realtà, ha iniziato a urlare: «Sono un mostro». Senza aggiungere altro.
IL FINTO TENTATO OMICIDIO.
Maja non ha chiarito il motivo della strage e che cosa avesse davvero intenzione di fare, perché il tentato suicidio, secondo gli investigatori, sembra più che altro una messinscena. Aveva dei tagli ai polsi e all'addome, ma talmente superficiali che gli infermieri non hanno provveduto a suturare le ferite subito, ma bensì dopo ore. A conferma che non si trovavano davanti a un'emergenza.
FIGLIO IN FIN DI VITA.
Sono invece disperate le condizioni del figlio Nicolò, 23 anni, l’unico sopravvissuto alla strage. I dottori dell’ospedale di Varese non si pronunciano. È stato operato alla testa per un gravissimo trauma cranico e ancora si ignora se riaprirà gli occhi. E nel caso lo facesse, come ne uscirà? Con quali eventuali danni ?