«Sono un mostro», le urla del papà killer Alessandro Maja dall’ospedale al carcere

«Sono un mostro», le urla del papà killer Alessandro Maja dall’ospedale al carcere
di Simona Romanò
2 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Maggio 2022, 20:26 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 23:52

Nel primo incontro con gli inquirenti, il 57enne Alessandro Maja, architetto e imprenditore che ha massacrato a martellate la moglie Stefania (56 anni) e la figlia Giulia (16 anni), lasciando in fin di vita il figlio Nicolò, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Eppure, durante il  trasporto dall’ospedale (dov’era ricoverato per le lievi ferite che si era inferto) al carcere di Monza, ha parlato, fra il delirio e le lacrime.

In realtà, ha iniziato a urlare: «Sono un mostro». Senza aggiungere altro.

Però, appena ha compiuto la mattanza, martedì notte, tra le quattro e le cinque, nell’abitazione a due piani a Samarate, in provincia di Varese, era uscito sul balcone e aveva sbraitato, con voce trionfale, dicono i testimoni:  «Finalmente ci sono riuscito. Li ho ammazzati». Sono attese le autopsie sul corpo di Stefania e Giulia, previste per sabato 7 maggio

IL FINTO TENTATO OMICIDIO.

Maja non ha chiarito il motivo della strage e che cosa avesse davvero intenzione di fare, perché il tentato suicidio, secondo gli investigatori, sembra più che altro una messinscena. Aveva dei tagli ai polsi e all'addome, ma talmente superficiali che gli infermieri non hanno provveduto a suturare le ferite subito, ma bensì dopo ore. A conferma che non si trovavano davanti a un'emergenza.

FIGLIO IN FIN DI VITA.

Sono invece disperate le condizioni del figlio Nicolò, 23 anni, l’unico sopravvissuto alla strage. I dottori dell’ospedale di Varese non si pronunciano.  È  stato operato alla testa per un gravissimo trauma cranico e ancora si ignora se riaprirà gli occhi.  E nel caso lo facesse, come ne uscirà?  Con quali eventuali danni ?

© RIPRODUZIONE RISERVATA