Alessandro Maja, come il papà killer ha ucciso prima la moglie e poi la figlia Giulia: l'esito dell'autopsia

Alessandro Maja, come il papà killer ha ucciso prima la moglie e poi la figlia Giulia: l'esito dell'autopsia
di Simona Romanò
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Martedì 10 Maggio 2022, 18:19 - Ultimo aggiornamento: 20:51

Il papà killer di Samarate (Varese), Alessandro Maja, 57 anni, ha ucciso prima la moglie Stefania Pivetta (56anni), poi, si è diretto verso la camera della figlia Giulia che ha cercato di difendersi, ma invano. È quanto emerge dalle autopsie sui corpi della vittime.

LA DIFESA DISPERATA DELLA RAGAZZA

Le abrasioni sulle mani e sulle braccia della figlia Giulia di 16 anni, evidenziate dal medico legale, dimostrano che presumibilmente si sarebbe svegliata nel letto mentre il padre la colpiva con cacciavite e martello.

Ha cercato disperatamente di opporsi e di resistere alla furia del padre assassino, ma l’uomo era troppo forte per poterlo fermare.

 

LA SEQUENZA DELL’ORRORE  

Alessandro Maja, architetto, imprenditore, nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 maggio, ha ucciso la ragazza e, prima di lei, la moglie Stefania, 56 anni. Quest’ultima, sempre secondo il referto dell’autopsia, sarebbe  stata la prima ad essere uccisa, sul divano di casa, mentre dormiva coperta dal plaid: è stata raggiunta da un fendente alla gola. Quindi, dopo aver ammazzata la consorte, è salito al piano superiore della villetta a Samarate, provincia di Varese, dove c’erano le camere da letto dei figli. Prima è ansato nella cameretta della figlia Giulia, poi, quella del primogenito Nicolò, 23 anni, che è l’unico superstite alla strage.

IL SUPERSTITE NICOLO’

Alessandro Maja pensava di aver ucciso anche il figlio, che invece si è salvato, ma le sue condizioni sono disperate e i medici temono per i danni neurologici che ha riportato. Se dovesse svegliarsi, come ne uscirà?  Con quali eventuali danni?  I dottori, infatti, hanno dovuto rimuovere nel cranio frammenti di ossa spezzate dai colpi del padre killer.

INTERROGATORIO

 In attesa dell’interrogatorio di garanzia di Maja, trasferito dal carcere in ospedale, nel reparto di psichiatria, gli investigatori stanno esplorando il giro di affari e di denaro dell’assassino che era ossessionato di cadere in povertà e perseguitava la famiglia per le eccessive spese domestiche dicendo che bisognava risparmiare su tutto.

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