Albizzate, il dolore del padre dopo il crollo del tetto: «Come faccio a dire a mio figlio che sua madre non c'è più?»

Foto concessa da corriere.it a Leggo
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Giovedì 25 Giugno 2020, 21:03 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 11:56

«Come faccio a dire a mio figlio che sua madre non esiste più, come faccio?». Sono le parole di Noureddine Hanach, marito di Faouza Taoufiq, morta mercoledì insieme ai loro due figli più piccoli dopo essere rimasta schiacciata da una cornicione di cemento armato ad Albizzate (Varese), mentre il terzo figlio ha assistito a tutta la scena. Suo figlio maggiore, 9 anni, è stato affidato a degli amici perché, ha spiegato Noureddine alle telecamere «non sa ancora che la mamma e i fratelli sono morti, continua a chiedermi quando torneranno».

Accertamenti catastali per capire se l'edificio ha subito modifiche nel corso degli anni, esami sui materiali impiegati nella ristrutturazione, calcoli sulla stabilità del palazzo. Termini tecnici che, per quanto doverosi nell'inchiesta della Procura di Busto Arsizio, suonano aridi a fronte dell'immane tragedia di un padre che non risponde a suo figlio di nove anni su come sua madre sia morta con i suoi due fratelli di cinque anni e quindici mesi.


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Passate 24 ore dalla morte di Faouza Taoufiq, 38enne di origine marocchina travolta ed uccisa da una cornicione di cemento armato mentre andava a fare la spesa con i suoi bambini ad Albizzate, in provincia di Varese, lo choc è ancora forte, mentre la Procura si appresta ad approfondire la dinamica della tragedia attraverso la consulenza di un esperto.

«Come faccio a dire un figlio che sua madre non esiste più, come faccio?». Queste parole di Noureddine Hanach, marito di Faouza, mentre con le spalle appoggiate alla rete di un campo di calcio fissa un punto nel vuoto e fa fatica a parlare. «Quando sono arrivati ​​ho visto le ambulanze, gli elicotteri e mi sono dovuto sdraiare, non riuscivo a guardare in piedi - ha proseguito l'uomo - non ci riesco nemmeno adesso». Suo figlio maggiore, di nove anni, che era dall'altro lato della strada al momento del crollo, è stato affidato a degli amici perché, ha spiegato Noureddine, «non sa ancora che la mamma e i fratelli sono morti, continua a chiedermi quando torneranno».

 

 

Ed è stato proprio il piccolo a raccontare al padre che alla madre, mentre tutto è accaduto e lui era poco distante insieme ad alcuni amichetti che si era fermato a salutare, veniva gridato di non muoversi. A raccogliere il suo drammatico racconto è stato anche Mohamed Saih, presidente del Centro Islamico di Varese, che la sera della tragedia è rimasto accanto alla famiglia. «Sono accorso sul posto insieme a tanti altri appartenenti alla comunità marocchina di Varese, per portare loro il nostro sostegno», ha detto.

«Purtroppo pensiamo anche al destino, nessuno poteva aspettarsi una tragedia così, ora aspettiamo le risposte del magistrato». Il pm Nadia Calcaterra, titolare del fascicolo al momento ancora a carico di ignoti per omicidio e disastro colposo, ha svolto questa mattina un sopralluogo nell'area, accompagnata dai carabinieri incaricati degli accertamenti.

Partendo dall'ipotesi di un cedimento strutturale, il magistrato ha richiesto una consulenza che sarà affidata a un esperto incaricato di riesaminare la documentazione relativa alla riqualificazione dell'ex azienda tessile, trasformata in area commerciale a inizio anni '90. Da allora sembra che non vi siano stati interventi sullo stabile oggetto del crollo, ma l'esame dei documenti è ancora in fase preliminare. La proprietà è di un imprenditore della provincia di Varese, verranno valutate eventuali mancanze nella manutenzione ordinaria e straordinaria.

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