Madre si getta nel vuoto con la figlia, il padre: «Colpa dei servizi sociali». La piccola è grave

Madre si getta nel vuoto con la figlia, il padre: «Colpa dei servizi sociali». La piccola è grave
Madre si getta nel vuoto con la figlia, il padre: «Colpa dei servizi sociali». La piccola è grave
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Martedì 24 Settembre 2019, 19:51 - Ultimo aggiornamento: 20:34

Una sorta di «caso Bibbiano al contrario» nel quale una bambina, «malgrado i numerosi allarmi», non viene tolta alla madre, «fino all'epilogo annunciato». È così che l'avvocato Daniela Missaglia, legale del padre della piccola di 2 anni ricoverata in terapia intensiva dopo che ieri la madre è morta lanciandosi con lei dall'ottavo piano di un palazzo a Milano, definisce quella «tragedia che non si è voluto evitare». E lo fa individuando responsabilità specifiche «dei servizi sociali del Comune di Milano, a cui la bimba era affidata, che avrebbero dovuto vigilare e non l'hanno fatto». «Perseguiremo tutte le strade», chiarisce l'avvocato, preannunciando, in sostanza, azioni legali.

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La «responsabilità», aggiunge Missaglia, che assiste sul fronte civilistico il papà, assieme all'avvocato Giuseppe Principato (sul versante penalistico), è «dei servizi sociali», perché la piccola «era affidata a loro da sempre e collocata presso la madre». Una donna a cui erano già stati tolti due figli avuti da una precedente relazione e con vari problemi nel passato, tra cui segnalazioni per l'uso di cocaina. Dunque, spiega ancora l'avvocato, i servizi sociali «avrebbero dovuto vigilare sulle prescrizioni disattese dalla donna, che doveva rimanere in una casa comunità ma non lo faceva. C'erano violazioni importanti da parte sua, tutte spie di un allarme che è stato sottovalutato, preso sottogamba».

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La 43enne, ieri pomeriggio, è entrata in un palazzo di viale Regina Margherita, zona signorile in centro città, non distante da dove lei abitava, si è fatta aprire dalla portinaia col pretesto di dover parlare con un avvocato che in realtà non conosceva, è salita fino all'ottavo piano e si è buttata giù, con la figlia sulle braccia, nella tromba delle scale. Lei è morta sul colpo e la bambina, trasportata al Niguarda con una frattura al bacino, lesioni alla milza e contusioni polmonari, e dopo aver subito diversi interventi, è intubata in terapia intensiva. Il padre, come racconta il legale, ha inoltrato molte richieste al Tribunale per i minorenni di Milano affinché «venisse emesso un provvedimento di protezione immediata» per la figlia, per toglierla dalla collocazione presso la madre «pericolosa». I giudici, però, chiarisce, «non hanno emesso alcun provvedimento, ma hanno soltanto anticipato un'udienza per l'audizione delle parti, inizialmente fissata per ottobre, a dopodomani», ossia al 26 settembre.

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Troppo tardi, anche perché, prosegue Missaglia, la 43enne «aveva già manifestato istinti suicidari». Il papà, a detta dell'avvocato, «ha metaforicamente urlato nei confronti di chiunque, perché l'epilogo di questa vicenda era annunciato». Ora «c'è il miracolo di questa bambina», che si è salvata e lotta in ospedale, «e poi le responsabilità le andremo a vedere, perseguiremo tutte le strade per individuarle, si è trattato di una falla nel sistema».

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