C'è una zona di Firenze in cui sembra di stare a Lima. È il quartiere Novoli. Qui si trova l'ex hotel Astor, dal quale due mesi fa è stata rapita e mai più ritrovata Kata, la bimba di 5 anni figlia di una coppia originaria del Perù. La comunità peruviana ha scelto il capoluogo toscano come città italiana d'elezione: si contano circa 8mila presenze (hinterland compreso) e il flusso migratorio proveniente da questo Paese sudamericano è in continua crescita; non solo per via dei ricongiungimenti familiari, ma perché la provincia fiorentina offre buone possibilità di lavoro nell'indotto del turismo. Passeggiando per le strade di Novoli si incontrano quasi più di frequente persone di etnia indios che caucasica. Anche le insegne dei negozi danno il metro di questa massiccia presenza: "Machu Picchu", "Gustavitu del Perù", "Lima Limon", sono alcuni dei circa venti ristoranti peruviani aperti in città.
PARCO DELLE CASCINE
Il giovedì e la domenica pomeriggio si ritrovano tutti al Parco delle Cascine.
L'ABUSO DI ALCOL
Spesso sotto l'effetto dell'alcol, gli uomini diventano violenti con le donne. Carlos, che si era arrogato il titolo di essere il "dueño dell'Astor" (ossia il proprietario), aveva minacciato la figlia di ucciderla dandole fuoco e - stando alle testimonianze raccolte - l'avrebbe colpita con un ferro da stiro per costringerla a lasciare la struttura e "affittare" la sua camera ad altri connazionali. Il richiamo dei soldi è più forte del legame di sangue. Nella comunità peruviana, infatti, c'è chi si inserisce nel tessuto economico, trovando lavoro e dimostrando la propria operosità, e chi resta ai margini, ricorrendo a furti e rapine per vivere. Come facevano sia lo zio materno che il padre di Kata.
LA BALERA
Anche la bimba scomparsa il 10 giugno frequentava le Cascine. "La vedevo passare di qui, con la mamma e il fratellino, per andare al parco - racconta la titolare di una gastronomia della zona - era ancora più bella di come appare in foto". Domenica scorsa alle Cascine gli altri bambini giocavano spensierati, senza di lei. Un gruppo di peruviani con i caratteristici poncho cantava e suonava dal vivo in spagnolo canzoni della tradizione, mentre una ragazza distribuiva volantini per fare proselitismo sulla religione evangelica, la stessa professata dai genitori di Kata.
Nel frattempo le note delle musiche sudamericane si mescolavano e contaminavano con quelle della mazurca. Nello stesso pratone, infatti, di fronte ai banchetti delle famiglie peruviane, c'era una balera all'aperto, con le sedie disposte a semicerchio intorno alla pista e il tricolore italiano issato sul tetto. Gli uni osservavano gli altri con curiosità e un pizzico di diffidenza. Due diversi universi a confronto, la cui integrazione sembra ancora lontana. Gli over65 fiorentini del circolo ballavano - con passi spediti di danza - brani popolari del passato, dal sapore nostalgico, come "Un'estate fa" di Franco Califano e "Aummo Aummo". Un'assurda coincidenza sentire risuonare nell'allegro ritornello di quest'ultima canzone, resa celebre da Renzo Arbore, il nome "Catarì". Chissà dov'è ora la piccola Kata.