Incendio a Milano, le prime immagini dall'interno del grattacielo: porte deformate e muri anneriti

Incendio a Milano, le prime immagini dall'interno del grattacielo
Incendio a Milano, le prime immagini dall'interno del grattacielo
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Martedì 31 Agosto 2021, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 00:36

«Abbiamo iniziato a sentire puzza di bruciato, a vedere il fumo, ma nessun allarme ha suonato». Lo hanno ripetuto nelle testimonianze i condomini che sono riusciti a mettersi in salvo dal maxi incendio divampato domenica nella Torre dei Moro di via Antonini a Milano. Un altro elemento, quello della «evidente» mancata attivazione dell'alert, entrato nell'inchiesta della Procura con al centro le falle nella sicurezza del grattacielo, dopo che era già emerso che in molti piani le «bocchette» dell'impianto idrico antincendio non funzionavano. E che i pannelli del "cappotto termico" dell'edificio hanno bruciato «come cartone», trasformandolo in una torcia.

Incendio a Milano, il grattacielo e l'“effetto camino”: le possibili cause del disastro

 

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I vigili del fuoco, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Marina Petruzzella, sono entrati di nuovo nell'appartamento al quindicesimo piano dove si sarebbe originato il rogo (c'è un video agli atti), poi diffusosi per un «effetto camino» in tutta la facciata del palazzo, sfruttando la «camera d'aria» tra la struttura esterna di rivestimento e quella principale.

In un modo «mai visto, dall'alto verso il basso», spiegano gli investigatori, che vanno avanti nelle verifiche sull'innesco dell'incendio. Anche perché, come ha riferito a verbale il custode della Torre, l'elettricità nell'abitazione nel mirino «era stata staccata» verosimilmente dal proprietario prima di partire per le vacanze. Proprietario che non è rientrato a Milano dopo il rogo. Il custode ha raccontato che quando è entrato per innaffiare le piante ha provato ad accendere la luce ma non funzionava. Se può sorgere allora qualche dubbio sul fatto che ci sia stato un cortocircuito o un malfunzionamento di un impianto attaccato alla corrente, resta però possibile che il proprietario abbia staccato dal contatore solo la luce, escludendo dal blocco altri elettrodomestici, come il frigorifero, e non si possono escludere nemmeno autocombustioni di batterie o altro.

Il dramma delle 70 famiglie

Intanto, le 70 famiglie che hanno perso la casa si sono riunite nella palestra del centro Asteria per un'assemblea straordinaria chiedendo di poter «parlare con il sindaco», perché «stiamo affrontando noi tutte le spese e abbiamo bisogno di tutto, da un tetto sopra alla testa a vestiti e pc per lavorare». Nel pomeriggio Giuseppe Sala ha fatto sapere che l'incontro tra l'amministrazione e gli sfollati si terrà venerdì mattina a Palazzo Marino. E sul problema sollevato da alcuni residenti che si sono lamentati di dover sostenere, come condominio, il costo degli alberghi, il primo cittadino ha spiegato che il Comune ha «offerto delle camere in alberghi convenzionati, mentre con il Quark (dove sono alloggiati, ndr) non abbiamo una convenzione e cerchiamo di risolvere».

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I condomini hanno pensato pure di istituire una raccolta fondi chiamata «aiuto subito per Antonini 32/34» ed è scattata in più forme la solidarietà via social. Allo stesso tempo nelle indagini ci sono state una serie di acquisizioni di documenti: sono stati recuperati i registri delle attività di manutenzione e revisione e la squadra di polizia giudiziaria ha preso negli uffici tecnici del Comune gli atti relativi alla concessione edilizia che ha permesso di realizzare il grattacielo nel 2011. Carte che serviranno agli inquirenti per avere i nominativi delle società coinvolte, tra cui l'immobiliare fondata da Alberto Moro, dei responsabili dei lavori e dei progettisti. Nomi utili per svolgere gli accertamenti, anche con l'iscrizione nel registro degli indagati.

Nel frattempo, i vigili fuoco stanno analizzando il grattacielo angolo per angolo per avere dati sul rispetto delle normative di sicurezza. Da individuare il fornitore dei pannelli sulla carta fatti di Alucobond, lo stesso materiale, spiegano i pm, usato per la Grenfell Tower londinese che prese fuoco nel 2017 con 72 morti. Sempre i vigili del fuoco effettueranno le analisi sul materiale del "cappotto termico" e si dovrà verificare un'eventuale discrepanza tra quello dichiarato nei documenti e quello utilizzato. In Procura è arrivata, infine, la prima relazione della polizia subito intervenuta quel pomeriggio: alcuni agenti hanno portato fuori delle persone salendo fino all'ottavo piano.

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